Roma, 29 giu. (askanews) – Si è tenuto a Roma, alla presenza di Marco Pezzopane, Presidente di Piccola Industria di Unindustria di Rieti, e Fausto Bianchi, Presidente di Piccola Industria di Unindustria Lazio, un incontro con 120 tra professionisti e imprenditori per analizzare e affrontare alcune delle cause dell’improduttività delle mPMI, il 95% del totale delle aziende italiane.
L’evento “Aperimatch”, organizzato da Mama Industry, è stata l’occasione per un confronto sulla causa dell’improduttività delle mPMI. Uno spazio sospeso tra innovazione e tradizione, passato e futuro. Il fascino di una fabbrica di inizio ‘900 rivisitata in chiave creativa e moderna. Non poteva essere diversa la location scelta per l’evento romano organizzato da Mama Industry che guarda appunto ad un possibile futuro per mPMI italiane con la consapevolezza dei limiti del passato. Ed anche la data non è casuale, il 27 giugno, infatti, è stata istituita dall’ONU la “Giornata Mondiale delle Piccole e Medie Imprese”, in qualche modo protagoniste della serata.
La finalità di questo incontro è stato affrontare l’importante tema dell’improduttività delle mPMI avviando un dibattito costruttivo insieme ad imprenditori, professionisti ed operatori del settore, con l’ambizioso obiettivo socio-economico di contribuire a dare una svolta al sistema economico italiano. Partendo da alcuni interessanti dati di una recente indagine di Mama Industry, si è cercato di analizzarli e vederli attraverso un punto di vista nuovo; prospettando poi una possibile e reale soluzione al problema attraverso una metodologia radicale di cambiamento, con la convinzione che insieme si possano cambiare le cose.
“Vedere le cose in modo diverso è la chiave per risolvere i problemi”. Con questa citazione di Thomas Edison, Marco Travaglini, Fondatore di Mama Industry, ha aperto la presentazione. “Il perché dell’evento nasce da alcune domande e considerazioni. Perché siamo, in molti ambiti, tra gli ultimi della classe? Si può andare oltre i luoghi comuni per scovare la vera causa dell’improduttività italiana? Uno dei luoghi comuni più diffusi è quello di colpevolizzare i piccoli imprenditori, considerati spesso evasori e generatori di precarietà, così come quello che guarda al “Made in Italy” come possibile soluzione al problema, insieme alla digitalizzazione o ai finanziamenti pubblici”, afferma Travaglini, parlando poi proprio del superamento di queste false certezze, invitando a smettere di puntare il dito contro i piccoli imprenditori, perché questi invece vanno messi nella condizione di poter fare impresa. La situazione si potrebbe risolvere, secondo il suo punto di vista, attraverso un’azione culturale più che tecnologica, rivolta proprio al primo lavoratore, ovvero l’imprenditore, e tesa a cambiarne la mentalità, auspicando un vero e proprio salto di paradigma.
Fabrizio Mecozzi, co-fondatore di Mama Industry, continuando ad esporre l’indagine, mostra alcuni grafici analizzando i dati con una diversa prospettiva, mettendo in luce molte criticità del tessuto imprenditoriale italiano, e soprattutto delle mPMI, spiegando il perché queste condannino l’Italia alla stagnazione. Dopo l’esposizione dell’attenta analisi, il co-fondatore di Mama Industry ha approfondito il motivo dell’evento-incontro tra piccoli imprenditori e consulenti, spiegando il perché questi ultimi dovrebbero rivolgersi proprio alle piccole aziende: una motivazione che ha anche un riflesso sociale se si pensa che l’improduttività è la causa principale di molti problemi quali bassa natalità, disuguaglianza, precarietà, bassa istruzione, fuga di cervelli, evasione, stagnazione del Pil, calo dei consumi. Anche per questo sono stati invitati due personaggi istituzionali dei quali si è ascoltato l’autorevole intervento, Marco Pezzopane, Presidente di Piccola Industria di Unindustria di Rieti, e Fausto Bianchi, Presidente di Piccola Industria di Unindustria Lazio.
Ma la motivazione è anche di natura economica. Lavorando da anni con i “piccoli” e affiancandoli nel processo di trasformazione digitale, il team di Mama Industry si è reso conto che ancora prima della tecnologia mancano le basi; e quindi quello di cui hanno realmente bisogno le mPMI è un primo approccio all’innovazione. L’innovazione è strettamente collegata alla produttività, ma non è subito una questione tecnologica, richiede prima consapevolezza, fiducia e metodo e quindi va introdotta gradualmente e con pazienza. Da qui la necessità di figure consulenziali trasversali che sviluppino il progetto tecnicamente e con una visione a 360°, ma che supportino anche umanamente il piccolo imprenditore nel cambiamento. Su questo tema è intervenuta Axelle Andolina, Innovation Program Manager, parlando della quasi mancanza di una tale offerta di consulenza alla portata delle piccole imprese; viene così raccontato il progetto Consulente Paziente una Community di oltre 250 consulenti differenti, con competenze verticali e trasversali, perfetti nell’approccio sia tecnico che umano con le piccole realtà.
Subito dopo la conferenza, un momento interattivo molto divertente: la “Caccia al Consulente Paziente”, un vero e proprio gioco nel quale l’imprenditore, dopo aver inquadrato un QR code, ha scelto tra una lista di Consulenti Pazienti della Community, presenti all’evento, quello che lo ha ispirato di più, per poi fare insieme un brindisi e quattro chiacchiere. L’aperitivo in terrazza si è così trasformato in un’opportunità di networking utile a stabilire delle connessioni personali, base imprescindibile per una collaborazione professionale futura. E sono proprio le relazioni umane il focus di un progetto di R&S più ampio denominato “Il Raccomandato”, una piattaforma basata su un sistema scientifico di matching tra imprenditore e consulente, anticipato giocosamente con questa attività ludica.