Roma, 22 giu. (askanews) – “Dopo due anni di denunce, udienze, inchieste giornalistiche nazionali ed internazionali che, con la campagna Libera di Abortire, abbiamo promosso per sostenere le centinaia di donne che dopo aver abortito a Roma hanno scoperto il loro nome su una croce cattolica al Cimitero Flaminio di Prima Porta, oggi viene resa pubblica una pronuncia storica del Garante per la protezione dei dati personali che condanna Roma Capitale al pagamento della somma di 176.000 euro per la diffusione illecita di dati relativi alla sfera di riservatezza e salute delle donne, riconoscendo al contempo le responsabilità di Ama e della Asl Roma 1 nella violazione del diritto all’anonimato”. così in una nota Giulia Crivellini e Francesco Mingiardi, avvocata e tesoriera di Radicali Italiani e avvocato della causa per la campagna Libera di Abortire. “Era l’8 marzo del 2021 quando, in difesa di Francesca Tolino, una delle prime donne che scoprì l’esistenza di una croce a suo nome, depositavamo presso il Tribunale civile di Roma l’azione popolare contro l’azienda ospedaliera San Giovanni, Ama e Asl con l’obiettivo di fermare la pratica illegale della sepoltura dei feti senza il consenso della donna e in violazione della privacy”, continua la nota.
“A seguito delle evidenze emerse negli atti processuali della nostra azione civile presso il Tribunale di Roma riteniamo la pronuncia del Garante per la Privacy un’enorme vittoria per le migliaia di persone che, non solo a Roma, vedono calpestati i propri diritti”, aggiungono.
“In questi anni abbiamo posto le armi del diritto al servizio dei diritti, anche e soprattutto di quelli riproduttivi, per ricordare che la nostra libertà di scelta non può ritrovarsi crocifissa e negata in una qualsiasi fase dell’interruzione volontaria di gravidanza. E continueremo a farlo. Le nostre conquiste a Roma – concludono insieme a Francesca Tolino i Radicali – segnano un precedente chiaro per tante altre amministrazioni italiane rispetto a procedure che ancora oggi diventano occasione per scorrettezze colpose o dolose nei confronti di diritti garantiti dalle leggi”.