Liste d’attesa, Gimbe: nel 2022 recuperate solo il 65% delle prestazioni saltate per il Covid – askanews.it

Liste d’attesa, Gimbe: nel 2022 recuperate solo il 65% delle prestazioni saltate per il Covid

  I tempi di attesa per le prestazionisanitarie rappresentano una delle principali criticità del Servizio Sanitario Nazionale
Giu 22, 2023

Roma, 22 giu. (askanews) – I tempi di attesa per le prestazioni sanitarie rappresentano una delle principali criticità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con cui cittadini e pazienti si scontrano quotidianamente subendo gravi disagi (necessità di ricorrere alle strutture private, migrazione sanitaria, aumento della spesa out-of-pocket, impoverimento), sino alla rinuncia alle cure con pesanti conseguenze sulla salute. Un dato su tutti: “Delle 20,3 milioni di prestazioni arretrate, nel 2022 complessivamente ne sono state recuperate poco meno di due su tre, ovvero il 65% – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – e nessuna Regione ha raggiunto per tutte le prestazioni le quote di recupero previste dai POR”. Inoltre, i risultati evidenziano un’ampia variabilità nei livelli di performance sia tra le varie Regioni, sia all’interno della stessa Regione tra differenti tipologie di prestazioni”. “Il problema delle liste di attesa – sottolinea Cartabellotta – affligge da sempre il nostro SSN, ma negli ultimi anni si è aggravato per l’enorme quantità di prestazioni non erogate durante la pandemia COVID-19”. In particolare, secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2020 – rispetto al 2019 – in Italia sono stati oltre 1,57 milioni i ricoveri programmati in meno; per gli screening oncologici oltre 4,1 milioni di inviti e oltre 2,53 milioni di prestazioni in meno; infine, oltre 112 milioni le prestazioni ambulatoriali “saltate”, tra visite specialistiche, esami di laboratorio e strumentali.

Per fronteggiare il problema sono state stanziate risorse ad hoc per il recupero delle prestazioni: Ç 500 milioni come da Legge di Bilancio 2022 che ha ulteriormente prorogato quanto previsto dal DL 104/2020, le cui risorse non erano state completamente utilizzate dalle Regioni.

“Pur trattandosi di tipologie differenti di prestazioni – spiega Cartabellotta – che richiedono un diverso impegno organizzativo ed economico, questa “classifica” vede sul podio Toscana (99%), Provincia autonoma di Trento (95%) ed Emilia-Romagna (91%) e sul fondo Calabria (18%) e Campania (10%)”.