Firenze, 15 giu. (askanews) – L’inizio del Novecento fu un “grande crogiolo culturale nel segmento dell’innovazione. Allora fu inventato il termine ‘intellettuale’, e significava una rottura col passato. C’era la ricerca del confronto, perché si capiva che dalla contrapposizione, nel diverso modo di affrontare i temi, c’era la volontà di trovare qualcosa di nuovo contro il pensiero dominante”. Quella “straordinaria stagione, nel giro di pochi anni “ha lasciato il solco”. Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, parla delle riviste culturali fondate all’inizio del Novecento, alle quali gli Uffizi dedicano una mostra, presentata oggi.
Nel suo excursus, La Russa ha sottolineato che “queste riviste, erano tutte opera di ragazzi. Oggi, a quell’età sono nostri figli, qualche volta ancora mammoni. Loro già facevano riviste e cambiavano il mondo. Oggi i ragazzi hanno il tablet, per carità, non va disprezzata la forma con cui i tempi si esprimono”. Quelle riviste, ha proseguito La Russa “hanno lasciato il solco e sono uno dei fondamenti importanti della storia e della cultura italiana. Poi c’è una fase più adulta, dove Giuseppe Prezzolini fa uscire La Voce, che mette insieme anche soggetti di diversa estrazione”.
Il presidente del Senato ha rivelato che “la mia preferita è la rivista del 1913, che dura fino al 1915, che è Lacerba”.
“Dopo la Guerra c’è un ritorno al Classicismo. Si prepara un tipo di imposizione culturale che il Ventennio considererà importante. E, poi, in questo periodo, prima che la stretta del nuovo regime rendesse prima difficile o per alcuni impossibile la prosecuzione, c’è Gobetti, c’è Gramsci e giustamente la mostra li ricorda e ne valorizza il ruolo e il momento politico, così come parla di Leo Longanesi che -ha concluso La Russa- sarà l’artefice del ritorno allo Strapaese”.