Roma, 13 giu. (askanews) – Tante le novità emerse dal congresso dell’American Society of Oncology anche sul fronte dei tumori ginecologici. I progressi si misurano in mesi o addirittura anni di sopravvivenza guadagnati, anche in alcune forme tumorali avanzate, per le quali la speranza di una lunga sopravvivenza si fa sempre più solida. Il merito è delle nuove classi di farmaci, ma anche di una migliore conoscenza della malattia tumorale che consente di costruire strategie terapeutiche articolate e inedite con risultati molto importanti.
Per questo è fondamentale però che le pazienti si rivolgano a centri d’eccellenza specializzati che dispongano di tutte le armi terapeutiche, anche quelle di ultima generazione e che siano in grado di gestire le nuove tossicità inerenti ai farmaci innovativi per gestirle prontamente, anche all’interno di un’équipe multidisciplinare. Farmaci innovativi e presa in carico presso centri specializzati di grande esperienza e alti volumi fa la differenza in termini di sopravvivenza.
Vediamo con il professor Giovanni Scambia, direttore scientifico di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e Ordinario di Ginecologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma, quali sono le principali novità emerse da questa edizione dell’Asco e i contributi presentati dalla scuola di Fondazione Policlinico Gemelli.
Tumore ovarico recidivato: nello studio internazionale di fase III MIRASOL, il mirvetuximab soravtansine, un coniugato anticorpo-inibitore dei microtubuli, riduce il rischio di progressione e aumenta la sopravvivenza di almeno 6 mesi, nelle donne con tumore ovarico avanzato, platino-resistente con elevata espressione del recettore per i folati sulle cellule tumorali, rispetto alla chemioterapia. La chemioterapia mostra un’efficacia limitata e un’elevata tossicità nelle pazienti con tumore ovarico platino-resistente.
Ogni ulteriore linea di chemioterapia si associa ad un tasso di risposta progressivamente inferiore e sempre meno pazienti sono in grado di tollerare il trattamento. Questo studio dimostra la superiorità di questo nuovo farmaco rispetto alla chemioterapia e lo propone come nuovo standard di cura per le donne con espressione elevata del recettore per i folati sulle cellule tumorali. Dal 2014 non si avevano nuovi farmaci con l’indicazione specifica per questa malattia; l’ultimo, in associazione alla chemioterapia era stato il bevacizumab. (Segue)