Venezia, 7 giu. (askanews) – Torna a nuova vita la Sinagoga Italiana, uno dei cinque edifici per il culto, la preghiera e l’insegnamento che impreziosiscono il Ghetto di Venezia. La presentazione del restauro conservativo, reso possibile grazie al contributo di Save Venice, si è svolta questa sera alla presenza del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, del presidente della Comunità ebraica, Dario Calimani, del rabbino capo Avraham Sermoneta. Presenti inoltre, insieme a numerose autorità cittadine, il segretario generale del Ministero della Cultura Mario Turetta e Melissa Con, direttrice di Save Venice, organizzazione non profit statunitense, fondata nel 1971, che si occupa di proteggere il patrimonio culturale veneziano raccogliendo fondi per restaurare monumenti e opere d’arte. Una tappa importante – è stato sottolineato – del progetto di restauro in corso ormai da tre anni nel Ghetto di Venezia, un’area museale e sinagogale di circa 2mila mq.
“Saluto la Comunità Ebraica veneziana, che è un grande orgoglio di questa città, e ringrazio Save Venice per il contributo nel restauro di questo gioiello architettonico e culturale” ha sottolineato il sindaco Brugnaro. “Merita di essere ricordato l’esempio di questa Comunità rispetto al tema dell’integrazione: gli ebrei sono stati rinchiusi, segregati e protetti dalla Repubblica di Venezia, ma nel tempo si sono conquistati il rispetto attraverso il loro operato e le porte del Ghetto non sono state più richiuse. Questo esempio di intraprendenza, di collaborazione, di voglia di riconoscere nell’altro un arricchimento, può costituire anche oggi un esempio. Venezia, nella sua storia, ha dimostrato come sia fondamentale il rispetto reciproco. Credo che questo sia il messaggio più importante che può partire da questo luogo carico di significato”.
Eretta nel 1575, ultima in ordine di tempo delle sinagoghe costruite sotto la Repubblica di Venezia in Ghetto Novo, nel sestiere di Cannaregio, è riconoscibile dall’esterno per le cinque grandi finestre ad arco che ricordano la Scola Grande Tedesca e per una cupoletta barocca che sovrasta l’abside. “Nessun fasto ed esibizione erano consentiti all’esterno – ha ricordato Calimani. La bellezza si poteva esprimere solo all’interno. In questo modo lo spazio religioso convive con quello laico delle abitazioni circostanti e sottostanti. Sopra invece ci sta solo il cielo”.