Torino, 2 giu. (askanews) – La globalizzazione ha portato, nei decenni passati, ha un forte sviluppo in molte aree del mondo, ma ha anche reso il Pil globale più vulnerabile e, soprattutto, ha consumato in maniera pesante le risorse non riproducibili. Per questo è necessario un cambiamento che apra le porte a futuri equilibri sostenibili, basati su strategie e politiche nuove, ma anche su istituzioni capaci di realizzarli e disseminarli. Lo sostiene il secondo Rapporto sul mondo post globale, realizzato dal Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi con Intesa Sanpaolo, che è stato presentato a Torino nel grattacielo della banca, e che è significativamente intitolato “Dall’illusione dell’abbondanza all’economia dell’abbastanza”.
“Naturalmente l’abbondanza – ha commentato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro – può sempre essere considerata qualcosa di positivo, ma abbastanza vuol proprio dire che c’è tutto quello che serve. Uno dei problemi che abbiamo di fronte sul lungo termine e che riguarda soprattutto i giovani, che a questo tema sono molto sensibili, è il fatto che lo sviluppo, per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni, ha cominciato a deprivare il pianeta di risorse. Dobbiamo essere più attenti al pianeta, lo stiamo cambiando e dobbiamo prendercene la responsabilità. Abbastanza vuol dire appunto abbastanza e si possono pensare anche dei sacrifici assolutamente sopportabili in vista di un futuro più equilibrato e meno rischioso”.
Il rapporto, curato da Mario Deaglio, analizza quello che viene definito un vero e proprio “crepuscolo della globalizzazione”, e tocca i temi delle guerre, calde e fredde, così come quello della fragilità della democrazia. E in questo scenario, che deve necessariamente cambiare in un’ottica di sostenibilità a tutto tondo, va ripensato anche il concetto di profitto. “Il concetto di profitto – ha aggiunto Gros-Pietro – deve essere ampliato e sostituito da un concetto di benessere, che deve essere ragionevolmente distribuito, la creazione di valore deve essere inclusiva”.
Un’inclusività che deve partire, secondo il rapporto, da una nuova misura, appunto quell’abbastanza, che contiene già in sé la necessità di una diversa scala di valori. Sfida a cui è chiamata anche l’economia globale.
Inviati del 01/06/23 19:52 — Audio – ber – “Passare dal mito dell’abbondanza a un’economia dell’abbastanza”
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