Roma, 1 giu. (askanews) – Una strada, anni di ricerca sul campo, tre reperti molto particolari: si chiama “Tre Storie dalla via Campana” la mostra archeologica della Soprintendenza Speciale di Roma, curata da Alessio De Cristofaro presso il Drugstore Museum di via Portuense 317, visitabile fino al 18 giugno.
Là, dove fino agli anni ’90 si trovava il primo drugstore della capitale aperto 24 ore su 24, si possono ora ammirare delle meraviglie del passato: una testa-ritratto femminile non finita, appartenente a un sarcofago del III secolo d.C, utilizzata come materiale in una delle pavimentazioni tardo-antiche della via Campana Portuensis; un raro cippo iscritto, che testimonia l’attività a Roma in qualità di costruttori di strade delle guardie militari imperiali, i famosi pretoriani, la piu antica testimonianza epigrafica sulle coorti pretorie finora nota nell’Urbe; e infine un bronzetto del III secolo d.C. che raffigura una divinità orientale tuttora di difficile identificazione, forse perduta da un viaggiatore o da un mercante lungo la via Campana-Portuensis. Un pezzo unico, che testimonia il pluralismo culturale e le capacità sincretistiche del paganesimo di età imperiale.
Un percorso espositivo che arricchisce il patrimonio culturale del Drugstore Museum, un vero e proprio museo di prossimità che mira ad avvicinare i cittadini all’archeologia di questa zona di Roma e in cui parte dell’antica necropoli Portuense è stata musealizzata in un ampio open space. Al suo interno, cinque tombe che vanno dal I al III secolo dopo Cristo, del tipo a recinto, a camera, a colombario e a inumazione, con decorazioni molto varie: dalla pavimentazione a mosaico agli stucchi, fino agli affreschi.
Nel museo si può ammirare anche l’antichissima sepoltura del cosiddetto Guerriero della Muratella: un adulto con un corredo di armi e utensili in selce, fra cui diverse punte di frecce, vissuto nel periodo fra 3700 e 2300 a.C.
Fra gli straordinari ritrovamenti esposti nel museo ce n’è poi uno che testimonia come la piaga degli abusi edilizi e urbanistici fosse diffusissima fin da allora, come oggi soprattutto nelle zone periferiche: un cippo in travertino dell’epoca dell’imperatore Vespasiano con un’iscrizione in buona parte leggibile e spiegata nel pannello illustrativo, che decreta la restituzione alla funzione di suolo pubblico dei terreni di un santuario, illecitamente occupati da privati. Un vero e proprio atto giudiziario di 2000 anni fa, esposto in pubblico.