Milano, 23 mag. (askanews) – L’Italia corre più dei Paesi competitor; e la sua resilienza economica è spiegata anche da ragioni strutturali, e non solo da fattori congiunturali. A fronte di questa solidità è necessaria una una strategia di comunicazione per scardinare i falsi miti che tendono a screditare l’Italia agli occhi di molti investitori internazionali e attrarre investimenti. E’ quanto emerge dal position paper di Competere.EU, think tank che svolge analisi e attività di advocacy per promuovere il commercio globale che collabora con istituzioni e governi internazionali, aziende e associazioni di settore.
“La resilienza dell’Italia è anche il frutto di una struttura produttiva meno dipendente dalle catene del valore globali, in particolare quelle più colpite nell’ultimo biennio, ma anche di una ricostruzione del sistema produttivo che è stata forgiata dalle crisi vissute negli ultimi quindici anni, a partire da quella finanziaria internazionale del 2008, e che ha consentito la sopravvivenza delle imprese più solide – sottolinea il segretario generale di Competere.EU Roberto Race – Non tenerne adeguatamente conto può portare le istituzioni internazionali e le agenzie di rating a sottostimare la capacità dell’Italia e a venire poi smentite dai dati effettivi dell’economia reale”.
“Nelle ultime settimane – spiega Race- si è discusso molto della valutazione del rating sovrano da parte delle principali agenzie internazionali, una valutazione che ha un impatto decisivo sulla credibilità del Paese e sull’attenzione che può generare presso gli investitori internazionali. Normalmente questo momento cruciale era molto temuto; questa volta, però, è diverso perché la situazione economica dell’Italia è migliore di quanto non lo fosse in passato – afferma Race, che è anche uno dei rappresentanti italiani del B20, il business forum delle “Confindustrie” del G20 – Nella fase di ripresa post-pandemica il nostro Paese, infatti, sta mostrando una buona capacità di recupero, evidenziando anche una maggiore resilienza rispetto a quanto osservato negli altri principali competitor europei, in primis Francia e Germania. I principali previsori internazionali sono stati costretti a rivedere frequentemente al rialzo le stime di crescita dell’Italia, che ha saputo gestire le difficoltà di un contesto internazionale caratterizzato da un’estrema incertezza, da importanti strozzature delle catene globali del valore, da problemi legati alle forniture di gas, oltre che da questioni più strettamente geopolitiche conseguenti al conflitto russo-ucraino”.
Nelle scorse settimane -evidenzia l’analisi – sia il Fondo Monetario Internazionale sia la Commissione Europea, che non sono mai stati molto morbidi col nostro Paese, hanno corretto le precedenti valutazioni sulla crescita del pil italiano, innalzandole. In particolare, la Commissione Europea ha stimato una variazione del pil dell’1,2% per il 2023 – andando anche oltre le previsioni del governo pubblicate nel Def di aprile – e migliorandole rispetto allo 0,6% di febbraio e, addirittura, allo 0,3% previsto in autunno. I numeri di contabilità nazionale- è scritto nel position paper – “descrivono un dato di fatto incontrovertibile: una crescita nell’ultimo biennio che ha più che compensato la caduta del 2020, un forte sostegno degli investimenti, non solo in costruzioni. Per meglio interpretare questi andamenti è necessaria una lettura integrale che unisca a fattori di natura congiunturale anche elementi più strutturali.”
A fronte di questi dati – sottolinea il paper è dunque “fondamentale scardinare falsi miti che tendono a screditare l’Italia agli occhi di molti investitori internazionali e limitano l’attrazione degli investimenti dipingendo un’immagine distorta dell’Italia”.
“Le leadership industriali e le caratteristiche uniche della nostra economia- spiega Race- impongono di lavorare insieme come ‘sistema paese’ per scardinare certi falsi miti che tendono a screditare l’Italia agli occhi di molti investitori internazionali. Una strategia di comunicazione efficace, precisa e capillare finalizzata a fare conoscere meglio l’Italia fuori dai confini nazionali, aiuterebbe a migliorare la reputazione e a render giustizia al nostro Paese. Una campagna che accenda i riflettori sui punti di forza e che sia da sprone anche ad Invitalia per fare ancora di più rispetto a quanto fatto negli ultimi anni”.
“Qualcosa che vada al di là dei classici road show messi in campo negli anni dal Dipartimento del Tesoro del MEF per vendere il nostro debito pubblico – spiega Race – Potrebbe essere realizzata dal Governo, in collaborazione con le associazioni di categoria come, tra le altre, Abi, Confindustria, Ance, Confcommercio, Coldiretti e Confagricoltura e le principali istituzioni finanziarie, a partire da Intesa Sanpaolo, Unicredit e Generali. Un’iniziativa di questo tipo, infine, contribuirebbe a portare in Italia nuovi investitori esteri che rappresentano una risorsa importante, in grado di rafforzare la qualità del tessuto produttivo e il posizionamento della nostra industria lungo le filiere globali internazionali”. (nella foto: Roberto Race, segretario generale di Competere.EU )