Roma, 22 mag. (askanews) – Stefano Bacigalupo il 20 ottobre 2017, mentre con i compagni di classe stava andando in cortile per la ricreazione si arrampicò su una ringhiera della scala monumentale della scuola Santa Maria, a Roma, e cadde al suolo provocandosi lesioni che poi ne hanno provocato la morte. Aveva 13 anni. Secondo gli inquirenti della Procura della Capitale per quanto avvenuto non c’erano responsabilità. Il giudice delle indagini preliminari Gaspare Sturzo ha deciso, invece, l’imputazione coatta nei confronti del docente che quel giorno stava accompagnando la classe.
Il gip, nell’ordinanza, scrive che l’insegnante rimanendo a chiacchierare con un collega è incorso nella “violazione di un dovere specifico di vigilanza” e così facendo “ha determinato o comunque ha fatto parte dello sviluppo causale che ha consentito” al minore “di trovarsi senza sorveglianza alcuna nei pressi di un luogo pericoloso come la ringhiera al piano superiore e per goliardia o per spinta o per decisione propria, cadere nel vuoto e perdere la vita”. Sulla base di questo ragionamento rispetto anche a “prevedibilità, rischio, condotta concretamente attribuibile e obbligo specifico di garanzia” il giudice delle indagini preliminari ha ordinato di formulare un capo d’accusa.
Il 20 giugno prossimo si deciderà, intanto, sul reclamo proposto dalla famiglia del ragazzo, con gli avvocati Stefano Maccioni e Sergio Maglio, rispetto a tre dirigenti del Santa Maria per i quali era intervenuta l’archiviazione. Il papà di Stefano, Gianmarco Bacigalupo, e la mamma, la signora Angela Mattiello, hanno spiegato: “Finalmente abbiamo sentito affermare che nessuno vigilava su nostro figlio in un luogo pericoloso come quella scala durante l’orario scolastico e che non è salito da solo, né si può affermare se vi sia stata una rissa, una goliardata o un gesto volontario, ma che è certo che quanto accaduto si sarebbe potuto evitare. Dopo 5 anni di negligenze incomprensibili, un passo verso la verità; ma lo sdegno resta per il tempo perso. Peraltro i responsabili dell’Istituto Santa Maria non ci hanno mostrato alcuna vicinanza”.