Roma, 15 mag. (askanews) – “Su quanto prospettato eravamo contrari rispetto all’enorme volume di cubatura che il progetto prevedeva. Il tavolo che seguiva l’urbanistica stava cercando di risolvere i problemi tecnici”. Lo ha detto la consigliera comunale di Roma ed ex sindaca della Capitale, Virginia Raggi, nell’ambito del processo per la costruzione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle in cui sono imputate una ventina di persone, tra cui l’immobiliarista Luca Parnasi e l’ex presidente del consiglio comunale Marcello De Vito.
“La paura di richieste risarcitorie, che non solo andassero a cadere su Roma Capitale ma anche personalmente sui consiglieri, fu determinante per la mancata revoca della delibera Marino – ha continuato Raggi – Partivamo da una posizione molto netta come maggioranza, ma poi nella sostanza non si riuscì a portare a compimento l’idea. Ricordo che sia io sia Marcello De Vito eravamo contrari alla delibera Marino e avremmo voluto portare in aula una nuova delibera, ma a un certo punto abbiamo dovuto prendere atto che non c’erano i numeri per superarla”.
L’ex prima cittadina spiegato che quanto proposto da Parnasi e altri “l’avevamo definito progetto monstre”. La Raggi rispondendo ad una domanda del pubblico ministero ha poi detto di non ricordare che facesse parte ci una chat dei consiglieri M5S che era denominata ‘annullamento stadio’. Al tempo stesso ha ammesso: “La maggioranza in Consiglio comunale era divisa. Le maggiori resistenze erano connesse proprio alla scelta dell’area anche per problemi di rischio idrogeologico”.
La Raggi ha poi confermato: “Beppe Grillo sicuramente lo sentivamo perché anche lui voleva capire come mai non eravamo riusciti a chiudere su un punto così importante del programma – ha spiegato – Anche Di Maio lo sentivo spesso ed è normale: accade in ogni partito. Ricordo che inizialmente non potevano conoscere il progetto stadio e sposarono la nostra linea politica sulla contrarietà. Quando poi gli fu rappresentato che la maggioranza non riusciva a chiudere su quel punto e si doveva decidere sul progetto così come era o sceglierne uno meno impattante si dovettero accontentare della scelta meno peggio”.
La Raggi è stata sentita dalla corte, nel processo che oggi si tiene nell’aula nbunker di Rebibbia, nella veste di testimone assistita perché indagata per falsa testimonianza nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta. La stessa ha spiegato: “Ho ricevuto da qualche giorno la proroga degli accertamenti”. Il fatto era emerso circa un anno fa. La deposizione della Raggi riguardava sempre l’infinito iter burocratico che impedì di fatto al progetto stadio di Tor di Valle di partire prima ancora che intervenisse l’inchiesta della procura per la presunta corruzione che coinvolgeva Parnasi. Quest’ultimo, per il tramite di Luca Lanzalone, “persona di fiducia” nel dossier stadio, avrebbe cercato di snellire le pratiche per la posa del primo mattone (mai avvenuta).