Roma, 15 mag. (askanews) – Bisognerà aspettare il 28 maggio per conoscere il nome del nuovo presidente turco. Nè il presidente uscente Recep Tayyip Erdogan, né il principale sfidante, Kemal Kilicdaroglu, hanno superato la soglia del 50 per cento delle preferenze per l’elezione al primo turno. Erdogan, però, esce rafforzato dalla tornata elettorale di ieri: il suo partito, Akp, ha ottenuto la maggioranza in Parlamento insieme ai nazionalisti del Mhp, e nonostante i sondaggi che lo davano in calo e al di sotto del leader dell’opposizione, il capo di stato turco ha ottenuto il 49,4 per cento, secondo i dati finali ma non ufficiali, mentre Kilicdaroglu, probabilmente anche penalizzato da una coalizione di sei partiti fin troppo eterogenea al suo interno, si è fermato al 44,96 per cento. Ago della bilancia, e lo ha già sottolineato nella notte, sarà il candidato nazionalista Sinan Ogan che con il suo 5,2 per cento dei voti potrebbe spostare l’asticella in favore di uno o dell’altro contendente, ma ha già dichiarato di volere i curdi dell’Hdp, che appoggiano Kilicdaroglu, fuori dal gioco.
Intanto, si attende che lo spoglio venga completato: all’appello mancano ancora parte dei voti dei turchi all’estero, circa un 15 per cento. Erdogan ha ottenuto oltre il 56 per cento delle preferenze degli elettori che hanno votato fuori dalla Turchia, principalmente in Germania, Francia, Medio Oriente e Nord Africa. Kilicdaroglu ha raccolto consensi in parte dell’Europa, tra cui in Italia (oltre il 77 per cento), in Russia, in Nord America e in Brasile, collezionando un 41 per cento.
Si annuncia quindi una battaglia all’ultimo voto in vista del ballottaggio del 28 maggio quando Erdogan e Kilicdaroglu si daranno nuovamente battaglia. Entrambi hanno dichiarato di accettare il secondo turno ed entrambi, nella notte hanno sostenuto che la volontà del popolo deve essere rispettata.
Kilicdaroglu ha promesso di vincere al ballottaggio e ha accusato il partito di Erdogan di interferire con il conteggio e la comunicazione dei risultati, invitando i suoi sostenitori nel paese di 84 milioni a essere pazienti: “Nelle urne dove abbiamo registrato un alto numero di voti, stanno bloccando il sistema con continue contestazioni – ha denunciato Kilicdaroglu nel suo intervento dopo il voto – State bloccando la volontà della Turchia”. Erdogan, invece, affacciandosi dal balcone della sede dell’Akp ad Ankara ha dichiarato: “Non sappiamo ancora se le elezioni sono terminate a questo primo turno, ma se il popolo ci porta al secondo turno, noi lo rispetteremo. Lo spoglio continua all’estero”.
E monta la protesta sui social per la delusione dei risultati delle presidenziali da chi attendeva il cambiamento, subito. Secondo quanto scrive Al Jazeera alcuni cittadini turchi hanno espresso la loro rabbia contro gli elettori delle zone terremotate che hanno scelto comunque di votare per Erdogan. A Kahramanmaras, l’epicentro del terremoto, i risultati preliminari pubblicati dall’agenzia Anadolu hanno mostrato che oltre il 71 per cento dei voti sono andati al presidente uscente, contestato a lungo per la risposta al sisma.
Risultato chiaro, a differenza di quello delle presidenziali, è stato quello delle politiche: l’Alleanza popolare, coalizione guidata dal partito del presidente, Giustizia e lo sviluppo (Akp) e che comprende il Partito del movimento nazionalista (Mhp), si è assicurata la maggioranza dei seggi in parlamento, anche se ne ha persi una ventina rispetto alle scorse elezioni.
Secondo i dati preliminari, l’Akp ha ottenuto oltre il 35% dei voti, assicurandosi 266 seggi che salgono a 320 su 600 totali, insieme agli alleati. L’Alleanza nazionale, che riunisce i sei partiti di opposizione, ha ottenuto oltre il 35% delle preferenze. Il Partito repubblicano del popolo (Chp), principale formazione della coalizione di opposizione, ottiene 169 seggi. Ai seggi complessivi dell’Alleanza nazionale si potrebbero aggiungere i 10 punti percentuali del Partito democratico del popolo (Hdp) a maggioranza curda, che si è presentato sotto l’ombrello del Partito verde di sinistra.