Roma, 4 mag. (askanews) – Il Mar cinese meridionale non deve diventare “terreno di caccia” per potenze al di fuori della regione. L’ha detto oggi la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, criticando il nuovo Trattato di sicurezza tra Stati uniti e Filippine, grazie al quale le basi in uso alle forze statunitensi nell’arcipelago passano da cinque a nove,.
Pechino considera la gran parte del Mar cinese meridionale, attraverso il quale passa il 40 per cento del commercio mondiale, come parte integrante del suo territorio sovrano. Questa rivendicazione confligge con quelle di diversi altri paesi del Sudest asiatico, a partire dalle stesse Filippine.
“Il Mar cinese meridionale è la casa comune dei paesi della regione e non dovrebbe diventare un terreno di caccia per le forze al di fuori della regione”, ha affermato Mao Ning alludendo agli Stati uniti, i quali stanno rafforzando in maniera massiccia la presenza militare nel Pacifico e attorno alla Cina.
Le Filippine, dopo la sterzata verso Pechino del precedente presidente Rodrigo Duterte, con il nuovo governo del presidente Ferdinand Marcos Jr. è tornato decisamente al fianco degli Stati uniti, alleato storico di Manila.
Mao Ning ha affermato che “con gli sforzi congiunti dei paesi della regione, l’attuale situazione nel Mar cinese meridionale è rimasta generalmente stabile e la libertà di navigazione e sorvolo non è mai stata un problema”. Ma il Trattato di mutua difesa Usa-Filippine, ancorché un trattato bilaterale tra i due paesi, è dannoso, secondo Mao. “La Cina si oppone fermamente a qualsiasi paese che utilizzi il trattato bilaterale come scusa per intervenire nella questione del Mar cinese meridionale e danneggiare la sovranità territoriale, i diritti e gli interessi marittimi della Cina”.