Roma, 2 mag. (askanews) – “Sulla digitalizzazione tra le banche ci saranno vincitori e vinti. Non riuscirà bene a tutti”. E’ il pronostico di Andrea Enria, presidente del ramo di Vigilanza bancaria della Bce durante un dibattito in apertura della conferenza annuale sulla ricerca organizzato dall’istituzione.
Enria ha rilevato l’aggressività con cui le fintech si sono lanciate nel settore dei pagamenti, rilevando come le banche “per molto tempo hanno fatto leva sul loro monopolio dei depositi. E forse non fornivano i servizi più efficienti e tagliati alle esigenze degli utenti. E li è dove le dinamiche diventano piuttosto dure per le banche”, ha spiegto.
Inizialmente le banche tradizionali hanno assunto un atteggiamento “molto difensivo, chiedendo regolamentazione e concorrenza pariteticha”. Poi alcune hanno iniziato a stipulare partnership con le fintech “e penso che questo sia un po’ la storia che può accadere in diverse aree. Sebbene tutte le istituzioni rilevanti ora abbiano una strategia” sulla digitalizzazione “molte non hanno investimenti i grado di seguire queste strategie. Molte non hanno il personale in grado di assicurare la gestione del rischio necessario per queste nuove sfide”.
“E probabilmente ci sarà anche un lato oscuro della digitalizzazione, in particolare nella velocità con cui gli utenti possono abbandonare” un istituto ritirando i depositi. “Tutto questo può portare alcune banche a perdere terreno e non avere più la sostenibilità nei loro modelli di business, e penso che avremo delle vittime”, è la previsione.
Quant al caso della fallita Silicon Valley Bank negli Usa, ribadendo che nell’Ue non esistono istituti analoghi, il capo della Vigilanza bancaria ha rilevato che bisogna ancora discutere e riflettere sul tema della valutazione mark-to-market degli attivi in bilancio, che nelle situazioni di crisi tende a prendere il sopravvento rispetto alla analisi dei fondamentali di bilancio. Tuttavia “penso sarebbe un errore spingersi a una riforma su vasta scala della regolamentazione. Dobbiamo ricordarci che alcune banche coinvolte” nei fallimenti negli Usa “non erano sotto i criteri di Basilea III”. E che in generale “ci sono casi in cui devi lasciare margini ai regolatori nazionali. Quindi penso dovremmo essere cauti nell’aggiustare troppo la regolamentazione, ma ci sono suggerimenti che dovremmo discutere a livello internazionale”, ha concluso.