Roma, 2 mag. (askanews) – Ricomincia da capo o quasi l’udienza preliminare per l’accusa di istigazione alla corruzione nei confronti dell’editore e parlamentare Antonio Angelucci e di altre due persone. Oggi il gup del tribunale di Roma, riconosciuta una eccezione della difesa su un difetto di notifica, ha disposto la restituzione degli atti alla Procura per una nuova e formale chiusura delle indagini, fissando al contempo una udienza per il 3 ottobre prossimo.
Secondo l’imputazione della Procura, Angelucci che è deputato della Lega, cercò di corrompere l’ex assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, promettendo beni ed utilità per 250mila euro. La questione è connessa al cosiddetto tavolo di conciliazione indetto a dicembre 2017 dal prefetto di Roma per la crisi occupazionale minacciata dal Gruppo San Raffaele – che fa riferimento ad Angelucci.
Per gli inquirenti Angelucci avrebbe “avanzato alla Regione Lazio una richiesta di pagamento di pretesi crediti della struttura San Raffaele Velletri, alla quale era stato revocato l’accredito presso il Servizio sanitario regionale a causa di gravi irregolarità”. Ma la “richiesta era ritenuta infondata ed irricevibile dall’assessorato alla Sanità della Regione Lazio ed, in particolare, da Alessio D’Amato, dirigente con qualifica di responsabile della cabina di regia del Servizio sanitario regionale, incaricato di monitorare le azioni per il rientro del disavanzo sanitario regionale”.
In questa fase Angelucci avrebbe istigato alla corruzione D’Amato, promettendo il pagamento di una somma di denaro. D’Amato che non ha mai accolto tale indebita richiesta è considerato parte offesa. Nella vicenda sono chiamati in causa anche Ferruccio Calvani, 86 anni e già collaboratore nelle attivitià editoriali di Angelucci; rischia il processo anche Salvatore Ladaga, 66 anni, già consigliere comunale di Forza Italia a Velletri.