Adazi (Riga), 28 apr. (askanews) – I militari si esercitano a ritmo serrato. Si simula un’attività di combattimento nei centri urbani. Si sentono gli spari, i proiettili sono a salve, ma è tutto come se fosse reale. Corrono tra i boschi, i militari, tra loro anche i tiratori scelti, si fanno scudo a vicenda, indossano i pesanti giubbotti antiproiettili, sul capo gli elmetti con il tipico piumetto dei bersaglieri. Poco distante, nel lungo corridoio degli uffici, c’è un gran daffare: nella cellula operativa cibernetica si monitora h24 la situazione per evitare attacchi; l’ufficio a fianco è la parte logistica che organizza con attenzione le attività quotidiane dei militari.
Le mimetiche dei Bersaglieri si mescolano alle divise dei carabinieri dell’Arma. Ma nel corridoio del Comando Nse (National Support Element) si incrociano anche militari spagnoli e canadesi. Siamo nella Base Nato di Adazi, in Lettonia, a circa 30 chilometri dalla capitale Riga e a 300 dal confine con la Russia. Una base composta da circa 4000 soldati, uomini e donne, la cui attività sta diventando sempre più strategica per la loro posizione al confine Est dell’Alleanza dopo l’invasione russa in Ucraina. Il contingente italiano qui ha un ruolo decisivo. Askanews ha visitato la Base, trascorrendo una giornata a fianco dei militari italiani.
Il contingente italiano – il terzo per entità numerica dopo Canada e Spagna – è inserito nell’eFP Battle Group Lettonia. E’ composto da circa 250 militari, tra donne e uomini, che si alternano a cadenza semestrale. Attualmente il contingente italiano, arrivato oramai alla XII rotation, è composto su base Brigata Bersaglieri ‘Garibaldi’ dell’Esercito Italiano, e si suddivide in una componente operativa e in una di supporto nazionale. La decisione di schierare delle unità militari nei Paesi Baltici ed in Polonia è stata presa nel luglio del 2016 con il Vertice Nato di Varsavia, dove si espresse la volontà di porre in essere alcune ‘misure di garanzia’ per tutti quei Paesi membri dell’Alleanza che percepivano un deterioramento della sicurezza ai propri confini. Tra queste misure era compresa la enhanced Forward Presence (eFP), la cui attività – è bene chiarirlo fin da subito – è di natura difensiva.
L’obiettivo, infatti, è il rafforzamento del principio della deterrenza, per contribuire in maniera concreta a preservare la pace e l’integrità territoriale dell’area euro-atlantica contro ogni possibile aggressione e minaccia esterna. ‘Siamo sempre pronti’, ripetono dalla base di Adazi. Anche se la guerra non ha influito sull’attività del contingente italiano e l’allerta non è aumentata.
Il Tenente Colonnello Massimiliano Erra è il comandante del Task Group Baltic da dicembre 2022. ‘L’Italia, a seguito del vertice di Varsavia nel 2016, nel 2017 ha aderito a questa attività, inviando un gruppo di soldati italiani, inserito in un battaglione a guida canadese. Il nostro Paese ha aderito subito e responsabilmente alla richiesta di partecipare a questa attività. Con i nostri 250 soldati – spiega ad askanews – siamo il terzo contingente per presenza numerica qui in Lettonia, dopo Canada e Spagna. Il supporto che dà l’Italia è estremamente concreto’.
Il compito principale del contingente italiano, in linea con il mandato Nato, è quello della deterrenza. ‘Quello che svolgiamo qui, attraverso una razionalizzazione di tutte le unità addestrative, è quello della deterrenza, per evitare un deterioramento della pace verso questi territori. L’obiettivo è garantire la pace, la tranquillità e l’unità territoriale dei nostri alleati Nato, qui nel confine est, attraverso una serie di esercitazioni e attività addestrative estremamente razionalizzate’.
Il comandante ci tiene a precisare che ‘qui ad Adazi si respira un’atmosfera normale e tranquilla, nonostante la vicinanza al confine con la Russia. La nostra attività, fin dal 2017, non è mai cambiata. I soldati italiani qui si addestrano tutti i giorni, costantemente, con l’obiettivo di integrarsi anche con gli altri Paesi dell’Alleanza’. Nessuna escalation di tensione? ‘Ovviamente – risponde il Ten. Col. Erra – è intrinseco nell’essere soldati avere sempre un massimo livello di allerta, qualunque sia la condizione geopolitica del momento. Ma non c’è nessuna escalation del livello di allarme o rischi particolari dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Non ci sono state minacce concrete, la situazione è tranquilla, viviamo in armonia insieme agli altri Paesi che contribuiscono alla formazione del Battle Group, è un’esperienza estremamente esaltante per i nostri soldati, poter lavorare insieme mantenendo il principio della Nato – insieme per la sicurezza delle nostre Nazioni’.
Il principio guida, dunque, è l’articolo 5, ovvero quello che regola la possibilità di intervento difensivo dei Paesi alleati in caso di un attacco sul suolo di un membro Nato. Di questo ha parlato anche il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, giunto nella Base di Adazi nel marzo 2022, proprio mentre in Ucraina arrivavano i missili russi. ‘La nostra presenza qui in Lettonia manda un inequivocabile messaggio di unità e risolutezza: il nostro impegno nei confronti dell’articolo 5 è assoluto’, aveva detto Stontelberg in quell’occasione. E proprio all’indomani della sua visita era arrivata la decisione di raddoppiare il numero di Battlegroup. I paesi diventavano così otto: oltre ai tre Paesi Baltici e alla Polonia, le truppe pronte al combattimento si addestrano ora anche in Romania, Slovacchia, Slovenia e Bulgaria.
Quella di Camp Adazi è una delle quattro Basi dove la Nato ha sviluppato e continua a rafforzare il suo fianco orientale che separa Ucraina, Bielorussia e Russia dai 31 Paesi dell’Alleanza, pronti a rispondere se un solo colpo d’artiglieria russo dovesse cadere oltre la linea di confine, lungo 200 chilometri.
Nell’area addestrativa di Camp Adazi, l’Italia schiera carri armati ‘Ariete’, veicoli di combattimento ‘Dardo’, blindo ‘Centauro’ e veicoli tattici multiruolo ‘Lince’. A guidare la Compagnia nel Battaglione multinazionale è il capitano Pierre Ciampi, proveniente dall’8° Reggimento Bersaglieri ‘Garibaldi’. ‘La compagnia italiana – spiega – si articola su due plotoni di fanteria meccanizzata e un plotone carri su base Ariete. Oltre a questo abbiamo un nucleo tiratori scelti, un nucleo JTAC e una squadra comando. L’Italia, inoltre, mette a disposizione del Battle Group un plotone esplorante su base blindo ‘Centauro’, un plotone di decontaminazione CBRN e un plotone di difesa aerea a corta gittata’.
‘Ci addestriamo quotidianamente – prosegue il capitano -. Abbiamo la capacità di combattere di giorno e di notte, con camere termiche e visori notturni, una capacità ogni tempo. Ci troviamo molto bene anche dal punto di vista tecnologico’. Un reparto veramente competitivo. ‘La compagnia – spiega Ciampi – è stata selezionata dal Battle Group multinazionale per recarsi in Estonia, nella seconda decade di maggio, per svolgere una grande esercitazione multinazionale denominata Spring Storm che vedrà circa 15mila unità confrontarsi nel territorio estone. Sarà un’attività molto interessante’.
Poco distante, in un’altra area della base, si addestra un plotone di decontaminazione. A guidarlo è il Maresciallo ordinario Pasquale Simone Montefusco, effettivo al 7° Reggimento Difesa CBRN Cremona, di stanza a Civitavecchia. ‘Siamo l’unico assetto presente in Lettonia sotto il Battle Group Difesa Multinazionale. Qui si addestra un plotone di decontaminazione di personale, mezzi e materiali militari in seguito a una eventuale contaminazione chimica o biologica’, spiega. ‘Dopo una prima operazione di decontaminazione del personale con una particolare procedura di svestizione, viene effettuata la decontaminazione del veicolo per far sì che si possano proseguire le operazioni militari’.
C’è infine una unità JTAC, impegnata nel controllo di assetti aerei da combattimento in situazioni dove le truppe di terra si trovano a distanza ravvicinata con il nemico. A guidarla è una donna, il Graduato Scelto Martina Marchionna, Comandante del Team JTAC, proveniente dal 3° Reggimento Artiglieria Terrestre (da montagna). ‘Forniamo supporto di collegamento tra l’assetto aereo e la forza di manovra di terra – spiega -. Inoltre possiamo controllare anche il fuoco di superficie e quello navale. Come Team JTAC abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a una esercitazione multinazionale che ha visto coinvolte la eFP di Estonia, Lettonia e Lituania. Una attività di tre settimane, nei tre Paesi, con l’obiettivo di integrare tutti i team JTAC delle varie eFP in modo da confrontarsi’.
Al termine del Summit di Madrid del 29 giugno 2022, la Nato ha stabilito di potenziare la Base in Lettonia, elevandola da livello di Battaglione a Brigata. Il punto 9 della dichiarazione, infatti, definisce il dispiegamento di ‘ulteriori forze robuste e pronte al combattimento sul fianco orientale’. ‘Accogliamo con favore le offerte iniziali degli alleati per il nuovo modello di forze della Nato – si legge nella dichiarazione – che rafforzerà e modernizzerà la struttura delle forze della Nato e fornirà risorse alla nostra nuova generazione di piani militari. Potenzieremo le nostre esercitazioni di difesa collettiva per essere pronti ad operazioni ad alta intensità e multidominio e per garantire il rafforzamento di qualsiasi alleato con breve preavviso. Tutte queste misure rafforzeranno in modo sostanziale la deterrenza e le difese avanzate della Nato. Ciò contribuirà a prevenire qualsiasi aggressione contro il territorio della Nato, negando a qualsiasi potenziale avversario di raggiungere i propri obiettivi’. Ad Adazi, dunque, si passerà dagli attuali 4mila soldati a un numero ben maggiore.
Infine, come si legge sul sito del Ministero della Difesa della Lettonia, la perla del Baltico intende sviluppare altri campi di addestramento come Lacusils, un centro di addestramento nella regione di Aluksne, o Mezaine – vicino a Skrunda – e Meza Mackevici, nella regione di Augsdaugava. Tutte le basi militari sono abitualmente impegnate nell’addestramento delle truppe delle Forze Armate Nazionali della Lettonia e della Guardia Nazionale. Ma anche le truppe alleate partecipano a queste esercitazioni per essere pronte a difendere la Lettonia e il suo territorio in caso di necessità.
(Di Serena Sartini e Cristina Giuliano)