Usa-Sudcorea-Giappone: bloccare l’utilizzo di lavoratori nordcoreani – askanews.it

Usa-Sudcorea-Giappone: bloccare l’utilizzo di lavoratori nordcoreani

I tre paesi: sono usati per finanziare il programmi nucleare
Apr 8, 2023

Roma, 8 apr. (askanews) – La Corea del Sud, gli Stati uniti e il Giappone hanno chiesto sostegno internazionale per vietare alla Corea del Nord di inviare lavoratori all’estero e frenare i crimini informatici del Nord in modo da bloccare i canali di finanziamento del suo programma nucleare. Lo riferisce oggi il Nikkei Asia.

I responsabili anti-proliferazione nucleari dei tre paesi si sono incontrati a Seoul per valutare assieme le mosse da fare rispetto alla rafforzata attività nucleare del regime di Kim Jong Un.

La Corea del Nord ha intensificato i suoi testi missilistici e appare pronta a effettuare in qualsiasi momento il suo settimo test nucleare.

Nonostante 11 cicli di sanzioni delle Nazioni unite e le difficoltà legate alla pandemia, che hanno peggiorato i suoi problemi economici e alimentari, la Corea del Nord dedica ancora gran parte delle sue scarse risorse ai suoi programmi nucleare e missilistico.

A contribuire al finanziamento del suo programma bellico – secondo quanto sostengono gli esperti – ci sono le attività di pirateria informatica, oltre che le retribuzioni dei lavoratori nordcoreani inviati in Cina, in Russia e anche in altri paesi, nonostante un precedente ordine delle Nazioni Unite di rimpatriarli entro la fine del 2019.

In una dichiarazione congiunta, gli inviati dei tre paesi hanno esortato la comunità internazionale a rispettare scrupolosamente le risoluzioni delle Nazioni unite sul divieto di sfruttamento dei lavoratori nordcoreani all’estero

Il ministero degli Esteri sudcoreano ha denunciato che un gran numero di lavoratori nordcoreani è utilizzato in attività economiche in tutto il mondo e trasferisce denaro che viene investito nei programmi d’armamento della Corea del Nord. Ha affermato che i tre inviati hanno cercato di richiamare l’attenzione sui lavoratori nordcoreani, perché il Nord potrebbe riaprire ulteriormente i suoi confini internazionali man mano che la situazione globale di COVID-19 migliora.

Non si sa esattamente quanti lavoratori nordcoreani operino all’estero. Ma, prima del 2019, il Dipartimento di Stato Usa aveva stimato che c’erano circa 100mila nordcoreani che lavoravano in fabbriche, cantieri, industrie del legname e altre strutture in tutto il mondo. Questi lavoratori, che non possono muoversi liberamente, facevano affluire alla Corea del Nord entrate stimate tra i 200 ei 500 milioni di dollari all’anno.

“Dobbiamo assicurarci che le provocazioni non restino mai impunite. Contrasteremo efficacemente le future provocazioni della Corea del Nord e taglieremo i loro flussi di entrate che finanziano queste attività illegali”, ha detto Kim Gunn, l’inviato sudcoreano, nei commenti televisivi all’inizio del incontro.

Sung Kim, l’inviato degli Stati uniti, ha sostenuto che con i suoi programmi nucleari e missilistici e il “programma informatico dannoso che prende di mira paesi e individui in tutto il mondo”, la Corea del Nord minaccia la sicurezza e la prosperità dell’intera comunità internazionale.

L’intelligence sudcoreana ha dichiarato a dicembre che gli hacker nordcoreani sono stati in grado di rubare circa 1.500 miliardi di won (1,2 miliardi di dollari) in criptovalute e altre risorse virtuali negli ultimi cinque anni e più della metà solo lo scorso anno. Il National Intelligence Service ha affermato che la capacità della Corea del Nord di sottrarre risorse digitali è tra le migliori al mondo perché Pyongyang si è concentrata sui crimini informatici da quando le sanzioni economiche delle Nazioni Unite sono state inasprite nel 2017 in risposta ai suoi precedenti test nucleari e missilistici.

La Corea del Nord sostiene da tempo che le sanzioni delle Nazioni Unite e le esercitazioni militari guidate dagli Stati Uniti nella regione sono la prova dell’ostilità di Washington contro Pyongyang. Il Nord ha affermato di essere stato costretto a sviluppare armi nucleari per far fronte alle minacce militari statunitensi.