Milano, 5 apr. (askanews) – Il “rapporto tra verità e viralità”, il garantismo e il rapporto tra politica e magistratura. La politica estera. E poi i temi politici cari al Terzo polo: nucleare, innovazione, riforme. Con l’ambizione di “proporre un’agenda diversa” rispetto a quella dell’attuale dibattito e parlare “ai moderati del centrodestra e alle aree del Pd che non si riconoscono in Schlein”. Matteo Renzi descrive così l’indirizzo che vorrà dare a Il Riformista, in una doppia veste di parlamentare e direttore che a chi storce la bocca ricorda fu già di “Veltroni a L’Unità e di Sergio Mattarella al glorioso Il Popolo”. A lui tocca raccogliere il testimone di Piero Sansonetti, che va a dirigere L’Unità: entrambe le testate proprietà di Alfredo Romeo, imprenditore che con la famiglia Renzi ha condiviso il coinvolgimento nell’inchiesta Consip.
La notizia arriva in mattinata, la annuncia un tweet del quotidiano, rilanciato poi da Renzi: “Siamo stati bravissimi a tenere il segreto”, si diverte l’ex premier, rivelando che Giorgia Meloni “è stata la prima a saperlo: resto un suo fiero avversario, ma l’ho chiamata stamattina per dirglielo”. Dunque prima anche di Carlo Calenda, che però “mi sembra entusiasta, ha già ritwittato…”. L’idea, gigioneggia ancora Renzi, arriva da un insospettabile: “Non dirò mai il nome dell’autorevole parlamentare del Pd che ha suggerito a Sansonetti il mio nome per la direzione del Riformista, gli rovinerei la carriera politica… quindi non farò mai il nome di Gianni Cuperlo”. Su quanto guadagnerà, Renzi glissa: “Non ho ancora firmato un contratto, forse guadagnerò un po di più, ma da parlamentare credo nella trasparenza e comunicherò tutto”.
L’obiettivo dunque è quello di parlare a quell’area che va “da Fi e Udc ai moderati del Pd che non si riconoscono” nella “sinistra radicale” di Elly Schlein. Lo spazio politico per il Terzo polo sono convinto che ci sia e sia ampio, penso che lo spazio del Riformista debba andare oltre il Terzo polo”. Un obiettivo “in linea con la mia esperienza politica: non lascio ma raddoppio. Continuerò a fare il parlamentare dell’opposizione, continuerò a intervenire in Aula, continuerò a fare quello che facevo prima. Ma ci metto anche un’operazione che per me serve al Paese”.
In un ruolo singolare, considerando il rapporto con i giornalisti, segnato da numerose querele: “Non le ritiro”, afferma Renzi, “e ora semmai rischio di riceverle…”. E arriva anche una doamnda sui rapporti con l’Arabia Saudita, patria del giornalista Kashoggi fatto barabaramente uccidere: “Il mio giudizio su futuro dell’Arabia Saudita fu molto criticato, parlai di nuovo Rinascimento, faccio una scommessa con voi: da qui al 2030 sarete tutti a riconoscere che quel percorso sta portando a un cambimento radicale. E il fatto che l’Arabia Saudita avrebbe assunto una leadership nel percorso di cambiamento e innovazione oggi sta sotto gli occhi di tutti. Se parliamo di geopolitica non ho alcun motivo per cambiare idea”, rivendica Renzi. “Poi come in tanti altri Paesi non c’è un regime di libertà di informazione, come anche in alcuni Paesi d’Europa e io su questo ho sempre parlato nelle sedi opportune”.