Varese, 31 mar. (askanews) – Riduzione dei costi energetici, condivisione con gli stakeholder di benefici di carattere sociale e ambientale, crescita della reputazione, ricadute immediate sul bilancio di sostenibilità: sono solo alcune opportunità che le comunità energetiche rinnovabili aprono alle piccole e medie imprese radicate nei territori.
Ma per prendere corpo il nuovo modello di autoproduzione e autoconsumo energetico richiede competenze e capacità non sempre presenti nelle imprese che guardano alla Cer con sempre maggiore interesse. “Le comunità energetiche rinnovabili sono per le piccole medie imprese un modo per rispondere a dei fabbisogni specifici – dice Fabio Armanasco, co-founder di Acero e responsabile area ‘Think Green & Sostenibilità’ di Power Energia – E’ chiaro che la piccola media impresa deve essere guidata in questo percorso, e le associazioni datoriali e di categoria possono avere un ruolo centrale nel fornire gli strumenti necessari alle piccole medie imprese per concretizzare questa scelta. Strumenti necessari significano: formazione, competenze, anche servizi. Si tratta di tutta una serie di attività che possono essere svolte dalle associazioni datoriali proprio per promuovere cultura energetica, maggiore consapevolezza, e per nel creare valore per i territori e per le realtà coinvolte”.
Di comunità energetiche, dei vantaggi che da queste derivano ai territori, e delle competenze necessarie per farle nascere e sviluppare se ne è discusso a EnergEtica, il forum organizzato a Malpensa Fiere dalla Camera di Commercio di Varese per promuovere conoscenza e opportunità di sviluppo nel contesto della transizione energetica.
Dai tavoli di lavoro che hanno dato corpo al forum è emersa l’evidenza che le Comunità energetiche possono rivelarsi lo strumento più concreto e immediato per attivare dinamiche di sviluppo e innovazione – in chiave green – per imprese, organizzazioni sociali e soggetti pubblici.
Come dire: si definiscono “energetiche”, ma le Cer non sono solo energia. “Non è solo una questione di energia – conferma Armanasco – Infatti la Cer è composta da tre parole, tre pilastri: ‘comunità’ ed è l’elemento sociale fondamentale; ‘energetica’ e qui c’è la dimensione economica che viene chiamata in causa dove il legislatore interviene proprio per incentivare l’energia come oggetto di condivisione tra i membri; e poi l’aspetto chiaramente ‘territoriale’ vale a dire la creazione di valore per i territori in rispondenza proprio di quelle che sono le sito-specificità degli stessi”.
In attesa del decreto che consentirà la definitiva entrata in vigore delle norme che regolano e agevolano lo sviluppo delle Cer enti pubblici, organizzazioni no profit e imprese sono già al lavoro: nei piani ministeriali si parla di un avvistamento di circa 15mila Cer nei prossimi anni, mentre è pronto un bando da oltre 2 miliardi di euro dedicato ai comuni fino a 5000 abitanti che scelgono di puntare su questo nuovo modello di autoproduzione e consumo energetico.