Roma, 6 lug. (askanews) – Le imprese del settore aerospazio, difesa e sicurezza generano complessivamente in Italia – considerando tutti i contributi diretti, indiretti e indotti – 11,6 miliardi di euro di valore aggiunto (che rappresenta lo 0,8% del Pil), occupano direttamente e lungo la filiera circa 159.000 persone e garantiscono entrate allo Stato per 4,9 miliardi di euro. Sono alcuni dei numeri del settore emersi dallo studio realizzato da Prometeia e di cui si è discusso ieri al convegno “Il sistema industriale della difesa per il sistema Paese” organizzato dall’Aiad – la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza che accoglie la quasi totalità delle imprese ad alta tecnologia del settore – dopo l’assemblea ordinaria dei soci.
L’analisi di Prometeia – che ha preso in considerazione le attività svolte in Italia nel periodo 2012-2015 – fotografa un settore le cui imprese sviluppano in modo diretto un valore della produzione di quasi 14 miliardi di euro che si traduce in 4,4 miliardi di valore aggiunto, in un gettito fiscale di 1,8 mld e nell’occupazione di 45mila addetti. Valori che, come detto, crescono se si considerano anche i contributi indiretti e l’indotto. Nel periodo considerato la produzione è cresciuta del 5%, soprattutto grazie al buon andamento dell’export che ha segnato un +8,3%, mentre il mercato domestico ha mostrato una flessione dell’1,5%.
Le imprese di aerospazio, difesa e sicurezza investono molto in ricerca e sviluppo, spendendo circa 1,5 miliardi di euro pari al 12% di tutta la spesa sostenuta dalle imprese italiane. Gli ambiti di ricerca portati avanti dal settore – come stampa 3D, internet delle cose, smart city, sicurezza – rappresentano domini importanti per lo sviluppo della manifattura e del Paese. E i benefici vanno più a vantaggio della collettività che non della singola impresa: se il ritorno per gli investimenti privati oscilla tra il 10 e il 26%, i rendimenti sociali variano tra il 25 e il 66%. Se poi lo Stato investe in ricerca e sviluppo, stimola extrainvestimenti da parte dei privati. Secondo un recente studio citato da Prometeia, 10 euro di spesa pubblica in R&S nella difesa generano dai 2 ai 5 euro di investimenti addizionali da parte dei privati.
Dal convegno sono emerse anche alcune indicazioni sugli strumenti necessari per valorizzare le eccellenze e poter competere nei mercati internazionali come: approvare una legislazione che consenta l’attuazione agli accordi Government to Government con l’ausilio di una struttura ed una normativa dedicata; disporre di una struttura finanziaria che consenta il supporto all’export, come già avviene nei principali Paesi nostri competitors; risolvere le criticità derivanti sia dall’eccessiva burocratizzazione della disciplina di cui alla Legge 185/90 (che regola l’importazione, l’esportazione e il transito dei materiali di armamento) che all’onerosa e vessatoria tariffazione imposta a carico delle aziende; contare sulla garanzia di una pianificazione certa e continuativa delle risorse a sostegno delle attività di R&S.
Al dibattito – coordinato dal segretario generale del’Aiad Carlo Festucci e concluso dall’intervento del ministro della Difesa Roberta Pinotti – hanno partecipato il presidente della Federazione Guido Crosetto, l’amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica, Mauro Moretti, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. C.A. Claudio Graziano, il Segretario Generale della Difesa, Gen. S.A. Carlo Magrassi.