Roma, 5 set. (askanews) – Sul gasolio si sta scatendando una tempesta perfetta. Dietro l’inversione dei prezzi alla pompa che ha visto il diesel superare la verde di circa 9 centesimi al litro, ci sono una serie di fattori internazionali che che hanno spinto tutti i carburanti al rialzo, come l’aumento del prezzo del petrolio ed il crollo dell’euro, ed altri che hanno colpito in particolare il gasolio, come la ripresa postpandemia e la guerra in Ucraina.
Prima di capire perché il diesel stia scontando più della benzina le tensioni internazionali bisogna partire da un punto. Produrre gasolio per autotrazione, in linea con le ultime norme ambientali, costa molto. Più che produrre benzina. Per dare un’idea le ultime disposizioni europee impongono un limite nel contenuto di zolfo di 10 mg/kg rispetto ai 350 mg/kg del 2003 e ai 2000 mg/kg del 1993.
In tempi ‘normali’ si tratta di una differenza di costo di circa 3 centesimi al litro a sfavore del diesel. Differenza che fino a poco fa era stata più che compensata per i consumatori finali dallo sconto sulle accise di 11 centesimi al litro.
Appena prima del primo lockdown infatti, a febbraio 2020, il prezzo industriale della benzina (quindi al netto delle tasse) era di 54 centesimi al litro, quello del gasolio di 57 centesimi al litro. Una volta applicate le imposte il prezzo al consumo diventava rispettivamente 1,56 euro e 1,45 euro al litro.
Quindi finora il gasolio è costato meno solo per un trattamento fiscale di favore, voluto dal legislatore visto che è il carburante utilizzato per l’autotrasporto, e per i mezzi utilizzati per le attività economiche.
Ma proprio perché la domanda di gasolio è quella più sensibile all’andamento del ciclo economico, con la ripresa post pandemia inizialmente i prezzi internazionali dei carburanti sono partiti al rialzo per la ripresa della domanda, poi il gasolio ha accelerato fino a staccare di 6 centesimi la benzina con l’inizio dell’invasione dell’Ucraina (come prezzo industriale) fino ad arrivare circa 15 centesimi sul mercato italiano a fine agosto (dati Mise). Un livello che lo sconto di 11 centesimi sulle accise non è riuscito più a nascondere e sul quale pesa anche un centesimo in più di Iva.
Questi sono gli effetti sul mercato italiano di una situazione europea molto difficile che si riflette sui prezzi internazionali. Le scorte di gasolio in Nord Europa sono ai minimi dal 2008, circa la metà di quanto fossero prima della pandemia. Il continente dipende molto dalle forniture di diesel raffinato dall’estero ed in particolare da quelle russe che verranno presto a mancare.
Il blocco delle importazioni di prodotti petroliferi da Mosca scatterà infatti a fine anno ma i prezzi già riflettono l’ammanco nonostante a fine luglio (Dati AIE) la Russia esportasse ancora 7,4 milioni di barili di gasolio contro gli 8 mln di inizio anno.
Quindi preoccupazioni per la disponibilità di diesel in Nord Europa, scorte basse, dipendenza dall’export russo, e ripresa della domanda post pandemia. Un mix micidiale che si è scaricato sulle quotazioni internazionali attestate a 66-76 centesimi al litro per la benzina e volate a 99-1,1 euro per il gasolio.
E come se non bastasse, ad aggravare la situazione ci ha pensato il tonfo dell’euro rispetto al dollaro, visto che le forniture si pagano in valuta Usa. Un effetto cambi che l’UNEM stima tra i 15 ed i 20 centesimi al litro rispetto ad agosto 2021 e che da solo contribuisce a circa un terzo dell’aumento dei prezzi di carburanti e si “mangia” metà dello sconto fiscale appena prorogato dal governo fino al 5 ottobre.
Tornando al gasolio non si vedono segnali che possano far pensare ad un’inversione di tendenza. Anche i cali delle ultime settimane sui mercati internazionali hanno dimostrato che la tensione di concentra soprattutto sul diesel, sceso di 10 centesimi al litro a fronte del calo di 30 centesimi al litro della benzina.
Per gli operatori nazionali è difficile prevedere un ritorno del gasolio ai livelli precedenti almeno finché la situazione internazionale non si charirà. Un punto a favore dell’Italia è che la struttura della raffinazione nazionale ci consente di soddisfare la domanda interna e che, una volta tanto, i prezzi nazionali da inizio anno viaggiano 4 centesimi al di sotto della media dell’area euro (-8 ad agosto).