Nella Giornata mondiale Coldiretti: ogni anno se ne sfornano 2,7 mld
Milano, 17 gen. (askanews) – Cade nel giorno di Sant’Antonio Abate, considerato il santo protettore, tra le tante cose, anche di forni e pizzaioli. E’ la giornata mondiale della pizza, una delle tante ricorrenze inserita non troppi anni fa nel calendario delle “giornate” che marketing e comunicazione spingono a celebrare, soprattutto su web e social.
L’istituzione di questa giornata e’, appunto, relativamente recente, del 2017, dopo il riconoscimento per “L’arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano” come Patrimonio culturale dell’umanita’ da parte dell’Unesco. Ma l’origine della della pizza si perde nel tempo, non c’e’ una data ufficiale di nascita ed, a ben guardare, e’ un patrimonio italiano condiviso col resto mondo.
Per l’Italia la pizza e’ un’impresa da oltre 15 miliardi di euro, secondo stime di Coldiretti, e offre lavoro a oltre 100.000 addetti a tempo pieno, che diventano 200.000 nel weekend. Ogni anno se ne sfornano 2,7 miliardi che vuol dire 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Un sistema economico che poggia su 121mila locali, tra pizzerie ristoranti, pizzerie da asporto, gastronomia e forni. Ma non c’e’ solo la pizza fuori casa. Complici i lockdown degli ultimi anni, piu’ di quattro italiani su dieci (44%) ormai la preparano in casa, dice un’indagine Ixe’ per Coldiretti, che non perde occasione per premere su un tasto dolente: l’originalita’ degli ingredienti con quasi due pizze su tre servite ottenute da un mix di prodotti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori, dalla mozzarella lituana all’olio tunisino.
La pizza, tuttavia, e’ ormai un piatto globale. E non a caso, sono gli americani i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,8 chili all’anno, staccando spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.
L’arte della pizza: un’impresa da 15 miliardi di euro
Milano, 17 gen. (askanews) – Cade nel giorno di Sant’Antonio Abate, considerato il santo protettore, tra le tante cose, anche di forni e pizzaioli. E’ la giornata mondiale della pizza, una delle tante ricorrenze inserita non troppi anni fa nel calendario delle “giornate” che marketing e comunicazione spingono a celebrare, soprattutto su web e social.
L’istituzione di questa giornata e’, appunto, relativamente recente, del 2017, dopo il riconoscimento per “L’arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano” come Patrimonio culturale dell’umanita’ da parte dell’Unesco. Ma l’origine della della pizza si perde nel tempo, non c’e’ una data ufficiale di nascita ed, a ben guardare, e’ un patrimonio italiano condiviso col resto mondo.
Per l’Italia la pizza e’ un’impresa da oltre 15 miliardi di euro, secondo stime di Coldiretti, e offre lavoro a oltre 100.000 addetti a tempo pieno, che diventano 200.000 nel weekend. Ogni anno se ne sfornano 2,7 miliardi che vuol dire 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Un sistema economico che poggia su 121mila locali, tra pizzerie ristoranti, pizzerie da asporto, gastronomia e forni. Ma non c’e’ solo la pizza fuori casa. Complici i lockdown degli ultimi anni, piu’ di quattro italiani su dieci (44%) ormai la preparano in casa, dice un’indagine Ixe’ per Coldiretti, che non perde occasione per premere su un tasto dolente: l’originalita’ degli ingredienti con quasi due pizze su tre servite ottenute da un mix di prodotti provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori, dalla mozzarella lituana all’olio tunisino.
La pizza, tuttavia, e’ ormai un piatto globale. E non a caso, sono gli americani i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,8 chili all’anno, staccando spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.