Milano, 14 mar. (askanews) – Della guerra in Ucraina se ne è parlato molto ma a dare una prospettiva diversa di un conflitto molto mediatico è il giornalista Luca Steinmann con il suo libro “Fango, sangue, neve. La guerra raccontata dal fronte russo”.
“Mi sono trovato in Donbass, nei territori controllati dai russi prima dell’inizio della guerra il 18 febbraio 2022, il giorno dopo la Russia chiuse i confini di quella regione impedendo ad altri osservatori e giornalisti di accedere al Donbass e di essere testimoni dell’attacco, dell’invasione che stava per lanciare”
Il giornalista inviato di La7 e di altre testate italiane e internazionali nonostante le difficoltà e le limitazioni imposte dai russi ha voluto documentare l’altra faccia del conflitto.
“Lavorare sul lato russo non è facile perchè ci sono pochissimi giornalisti e poi perchè i russi diffidano molto della stampa, figuriamoci di quella occidentale, anche nei miei confronti visto che lavoro per media schierati contro la Russia”.
Per diversi mesi ha seguito le truppe russe e filorusse nella loro avanzata: prima trincea dopo trincea intorno a Donetsk, poi dentro la città di Mariupol, in prima linea a documentare gli scontri armati dentro l’acciaieria di Azovstal.
“Penso di essere stato dentro questa centrale in un momento molto delicato che ha fatto vivere, non solo me, ma tutto il mondo un grandissimo rischio di catastrofe nucleare”.
Tanti i momenti difficili professionalmente e umanamente raccontati con lucidità e coraggio.
“I momenti più difficili sono stati quando sono stato espulso dai territori filorussi del Donbass dove però sono sempre riuscito a rientrare, è stato poi anche forte vedere e rendersi conto di come vive la popolazione locale questa situazione che per loro va avanti non da un anno come nel resto dell’Ucraina ma da nove; una popolazione veramente stanca ed esasperata, eppure tra molti di loro c’è un’ostinazione a non volersene andare”.
Luca Steinmann racconta le storie reali di uomini, donne, bambini, soldati, volontari, rifugiati, insieme alle pressioni subite durante i controlli, descrivendo con precisione il volto feroce di una guerra tragica e fratricida, che è tutto tranne che conclusa.