Milano, 14 mar. (askanews) – Sono un’invenzione tutta italiana, figlia di quell’industria alimentare che dagli Anni 50 contribuì a modernizzare la nostra società, declinando la tradizione della merenda casalinga alle esigenze dei consumatori di allora. Fedeli compagne di intere generazioni, le merendine spengono quest’anno 70 candeline, un lungo viaggio segnato da una continua innovazione che le ha mantenute sempre al passo coi tempi.
Oggi, secondo una ricerca Bva Doxa-Unione Italiana Food, le consumano otto italiani su 10 (83%) e più della metà dei nostri connazionali (55%) le mangia almeno 1-2 volte a settimana. A riprova del gradimento dei consumatori, i dati di vendita del 2022 quando a valore sono cresciute del 10% a circa 1,3 miliardi di euro – pari al 29% del totale dei prodotti da forno e cereali – ma anche a volume hanno segnato un aumento del 2% rispetto all’anno precedente per un totale di 205.073 tonnellate (Dati di vendita Circana per Unione italiana food, totale Italia incluso Discount).
Ma quando ha inizio questa storia industriale? Era il 1953, e il Mottino, panettone in formato mignon, quell’anno si trasformava nel Buondì, segnando di fatto quella svolta che decreterà l’affermazione a livello industriale di questa categoria di prodotto. Se negli anni Sessanta, a essere riproposte sotto forma di merendine erano soprattutto le torte fatte in casa, negli Anni 70 la merenda si fa più golosa con le farciture al cioccolato, i lievitati sfogliati e le crostatine di pasta frolla. Ma il decennio d’oro delle merendine resta quello degli anni ’80, quando accanto alle golosità, si fa strada una tipologia attenta più attenta alla sana alimentazione, con la presenza tra gli ingredienti di fibre e yogurt. Nel decennio successivo l’innovazione porterà all’affermarsi delle merendine refrigerate oltre che alla nascita dei croissant che diventano anche un classico della prima colazione. Il percorso “healthy” intrapreso negli Anni ’80 si amplifica negli anni 2000, quando l’industria lavora per diminuirne l’apporto calorico, le quantità di zucchero e grassi saturi contenuti, eliminando definitivamente grassi idrogenati e con essi gli acidi grassi trans.
In questa evoluzione lunga 70 anni, hanno continuato a convivere sugli scaffali dei nostri supermercati grandi classici, che spesso hanno anche 50 anni di storia, a prodotti nuovi, dalla marcata innovazione. Basti pensare che ogni anno vengono lanciate sul mercato in media 8-10 nuove merendine, contribuendo alla varietà dell’offerta apprezzata da sei italiani su 10, che consumano sia le classiche che quelle nuove. E i dati delle vendite (a valore) ne sono un riflesso: sul podio infatti delle più vendute troviamo trancini (32%) e i croissant (27%) rappresentano il cuore del mercato. Seguono i plumcake (9,6%) le tortine (8%), le sfoglie (6,3%), le crostatine (5,3%), le altre brioches (4,7%), i panini al latte arricchiti (4,6%).
“Se siamo qui a celebrare i 70 anni delle merendine – afferma Luca Ragaglini, vice direttore di Unione italiana Food – significa che questo prodotto è stato capace nel tempo di conquistare l’apprezzamento di diverse generazioni di italiani. Da una parte grazie all’innovazione che rappresenta uno dei plus principali del settore e dall’altra in virtù dell’unicità di un prodotto che è esclusivo del mercato italiano: in nessun altro Paese europeo esistono prodotti definiti con questo nome. Dobbiamo, infatti, per forza, ricorrere ad un’intera frase per spiegare di cosa si tratta, ovvero ‘piccoli prodotti dolci da forno monoporzione’ e in questo sta la peculiarità del loro successo”.