Roma, 8 mar. (askanews) – La Cina “sta riorientando la sua postura nucleare” perché i suoi leader ritengono che “le loro attuali capacità siano insufficienti” rispetto alla modernizzazione dell’arsenale nucleare Usa e perché paventano la possibilità di uhn attacco preventivo americano. Lo afferma il rapporto annuale di valutazione delle minacce redatto dalla comunità d’intelligence Usa e diffuso oggi dall’Ufficio del Direttore dell’Intelligence nazionale americana.
“La Cina sta riorientando la sua postura nucleare nell’ambito rivalità strategica con gli Stati Uniti, perché i suoi leader hanno concluso che le loro attuali capacità sono insufficienti”, si legge nella relazione.
“Pechino teme che le tensioni bilaterali, la modernizzazione nucleare degli Stati Uniti e le avanzate capacità convenzionali del PLA (Esercito di liberazione del popolo cinese, ndr.) abbiano accresciuto la probabilità di un ‘first strike’ degli Stati Uniti” continua la valutazione d’intelligence.
La Cina, a questo punto, “non è interessata – secondo il rapporto – ad accordi che limitino i suoi piani e non accetterà negoziati che assicurino vantaggi statunitensi o russi. E’ probabile che la maggiore fiducia di Pechino nel suo deterrente nucleare rafforzi la sua determinazione e intensifichi i conflitti convenzionali” e al momento “sta costruendo centinaia di nuovi silos di missili balistici intercontinentali”.
Accanto all’arsenale nucleare, la Repubblica popolare continua anche a rafforzare decisamente le sue forze convenzionali. “Il governo cinese continuerà a perseguire il suo obiettivo di costruire un esercito di livello mondiale che gli consenta di cercare di proteggere quello che considera il suo territorio sovrano, tentare di stabilire la sua preminenza negli affari regionali e proiettare il potere a livello globale, compensando al contempo la percepita superiorità delle forze statunitensi”, valuta la relazione dell’intelligence di Washington.
Pechino sta lavorando “per raggiungere il suo obiettivo di mettere in campo un esercito entro il 2027 in grado di scoraggiare l’intervento degli Stati uniti” in un futuro conflitto con Taiwan, spiega ancora la relazione
La Marina e l’Aeronautica dell’PLA “sono già le più grandi della regione e continuano a mettere in campo piattaforme avanzate che migliorano la capacità della Cina di provare a stabilire la superiorità aerea e proiettare potenza oltre la prima catena di isole”, sostiene l’intelligence Usa. “I sistemi convenzionali a corto, medio e intermedio raggio della PLA Rocket Force (PLARF) probabilmente possono già mettere a rischio le forze e le basi statunitensi nella regione”.
Le forze cinesi “continueranno a perseguire la creazione di installazioni militari e di accordi di accesso nel tentativo di proiettare il potere e proteggere gli interessi della Cina all’estero”, mentre Pechino “sta facendo progressi discontinui verso la creazione di strutture militari all’estero, il PLA probabilmente continuerà a utilizzare approcci su misura per affrontare le sfide locali mentre cerca di migliorare le relazioni con i paesi disponibili e portare avanti i suoi obiettivi di presenza militare all’estero”, scrive ancora la comunità d’intelligence, precisando che “oltre a continuare a sviluppare la sua base esistente a Gibuti, secondo quanto riferito Pechino, sta perseguendo potenziali basi in Cambogia, Guinea equatoriale e Emirati arabi uniti”.