Roma, 6 mar. (askanews) – Il WWF accoglie con grande favore l’accordo appena raggiunto dagli stati membri delle Nazioni Unite sul testo per un nuovo Trattato globale sull’Alto Mare, legalmente vincolante: questo crea finalmente un quadro normativo per la conservazione della biodiversità marina e per frenare le attività dannose in due terzi degli oceani. Dopo quasi vent’anni di negoziati, il testo ora definisce i meccanismi per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina in quelle aree che restano al di fuori della giurisdizione nazionale, compreso l’Alto Mare.
Per il WWF questo trattato permetterà di creare aree marine protette in Alto Mare e contribuirà a colmare le lacune nell’attuale mosaico di organismi di gestione, con conseguente miglioramento della cooperazione e un minore impatto cumulativo delle attività in Alto Mare come la navigazione, la pesca industriale e lo sfruttamento di altre risorse.
“Ciò che accade in Alto Mare, non sarà più lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Il Trattato sull’Alto Mare consentirà quella supervisione e integrazione di cui abbiamo bisogno se vogliamo che l’oceano continui a fornire i benefici sociali, economici ed ambientali di cui l’umanità gode attualmente”, afferma Jessica Battle Senior Global Ocean Governance and Policy Expert che ha guidato il team del WWF durante i negoziati. “Da ora sarà possibile esaminare gli impatti cumulativi sul nostro oceano in modo che rifletta la connessione tra Economia Blu e gli ecosistemi che la supportano”.
Il Trattato sull’Alto Mare è necessario per attuare il Quadro Globale per la Biodiversità che impegna i Paesi a proteggere e a conservare almeno il 30 % degli oceani e a garantire il ripristino del 30 % delle aree degradate entro il 2030. “Questo è un momento fondamentale per gli oceani, una tappa che inaugurerà una nuova era di responsabilità collettiva per i beni comuni più significativi del nostro pianeta a livello globale”, afferma Pepe Clarke, Global Ocean Practice Leader per WWF. “Lo scorso anno, i membri delle Nazioni Unite si erano impegnati ad arrestare e invertire la perdita di natura entro il 2030. Il risultato di oggi è un passo significativo verso il mantenimento di questa promessa”.
WWF accoglie con grande favore l’obbligo di effettuare valutazioni di impatto ambientale delle attività in Alto Mare, commisurate alla portata dell’impatto. Tutte le attività che potrebbero avere un impatto sulla vita nell’oceano dovranno essere sottoposte a tali valutazioni, dando la possibilità di poter interrompere le attività dannose e ridurre gli impatti cumulativi. Ciò sarà particolarmente importante quando si tratta di eventuali attività future come l’estrazione mineraria nei fondali marini e la cattura e lo stoccaggio del carbonio nelle acque profonde, sulle quali esistono pochissime conoscenze in merito ai loro impatti.
“ll nuovo Trattato d’alto mare è molto importante anche nel Mar Mediterraneo in quanto fornisce uno strumento giuridico più forte che ci è mancato finora per proteggere efficacemente gran parte del nostro mare che è al di fuori della giurisdizione nazionale e ridurre l’impatto delle crescenti attività industriali e produttive. – ha aggiunto Giulia Prato, responsabile Mare del WWF Italia – “Ora i Paesi del Mediterraneo potranno presentare proposte per l’istituzione di Aree Marine Protette in alto mare e mettere in atto l’attuazione dell’obiettivo 30×30 su scala regionale. L’alto mare svolge un ruolo fondamentale nel sostenere cruciali attività di pesca, nel fornire habitat a migliaia di specie e nel mitigare gli impatti climatici, con il 23% delle emissioni di carbonio prodotte dall’uomo assorbite dall’oceano negli ultimi 10 anni. Appena un numero sufficienti di paesi adotterà e ratificherà questo accordo, così da permettere a questo strumento di entrare in vigore, l’Alto Mare e le specie che migrano in queste acque riceveranno finalmente l’attenzione che meritano”.