Lagarde: per i tassi non guardiamo la sfera di cristallo ma i dati
Roma, 25 feb. (askanews) – Posto che la Bce intende alzare i tassi di interesse di altri 50 punti base al Consiglio direttivo di metà marzo, la presidente Christine Lagarde non si sbilancia sull’ipotesi di operare un ulteriore aumento di questa portata nella successiva riunione di maggio. “Non guardo la sfera di cristallo: voglio vedere i nuovi dati e voglio sentire i punti di vista dei miei colleghi quando vedono gli stessi dati. E’ in base a questo che prenderemo le nostre decisioni”.
“Ma una cosa è certa – ha affermato in una intervista al quotidiano finlandese Helsingin Sanomat, pubblicata mentre sta partecipando al G20 delle Finanze in India -: vogliamo riportare l’inflazione al 2% in maniera tempestiva”.
L’inflazione dell’eurozona resta “a livelli inaccettabilmente alti, ma è probabile – ha aggiunto – che declini a causa del fatto che i costi dell’energia stanno diminuendo. I prezzi di petrolio e gas naturale sono già calati ai livelli precedenti al Covid”.Questa moderazione, però, al momento non coinvolge anche l’inflaizone di fondo, quella deputata da energia e alimentari che al 5,3% resta ai massimi storici.
Quanto a eventuali errori che rimpiange sulle decisioni passate “avremmo forse potuto identificare alcuni movimenti inflazionistici un po’ prima”, ammette. “La maggior parte degli economisti e previsori inizialmente anticipavano che l’alta inflazione sarebbe stata transitoria e temporanea, e che poi sarebbe svanita. Tuttavia l’inflazione si è diffusa su una base molto più ampia di prodotti e servizi. Non sono sicura che avviare il rialzo dei tassi tre mesi prima avrebbe fatto una grande differenza. Ora quello che conta – ha aggiunto Lagarde – è che manteniamo la rotta con coerenza”. La Bce, tuttavia, ora sta valutando l’inclusione di elementi ulteriori nei suoi modelli previsionali.
Passando al rapporto tra politica monetaria della banca centrale e politiche di bilancio dei governi, secondo Lagarde bisogna cercare “un mix bilanciato”. “Quello che è importante, al momento, è che la politica di bilancio non alimenti l’inflazione, che richiederebbe una politica monetaria più restrittiva”. Perché in questa fase “c’è chiaramente un rischio che le politiche lavorino in direzioni opposte”.
Infine, sul come si collochi rispetto al cliché con cui vengono catalogati i banchieri centrali, tra “falchi”, se sostenitori di una linea monetaria risoluta e aggressiva, o “colombe” se invece più propensi alla prudenza e a una linea morbida: “definitivamente un gufo”, risponde.
Non è la prima volta che Lagarde usa questa immagine, anche se più che al rapace notturno che alcuni associano a foschi presagi, vorrebbe forse riferirsi alla civetta, simbolo della saggezza nell’antica Grecia (lo aveva suggerito in altre occasioni).
“Una delle caratteristiche dei gufi – ha detto – è quella di avere una visione a 360 gradi. L’obiettivo della Bce è assicurare la stabilità dei prezzi. Uno dei miei compiti, oltre a quello di capire pienamente la situazione economica, è guardare a tutti punti di vista nel Consiglio direttivo, per capire come i miei colleghi vedano la situazione nell’area euro e a livello nazionale e aiutarli a prendere le giuste decisioni, che ci porteranno al nostro obiettivo di stabilità dei prezzi”.
E più in generale, sempre su questo schema falchi-colombe, “i membri del Consiglio direttivo sono influenzati da molti fattori. Ma non darei un giudizio generale su un governatore della Banca centrale, sul fatto che se vieni da un paese ad alto debito sei una colomba mentre se vieni da un paese a basso debito sei un falco. La bellezza dell’Eurosistema è che ognuno viene al tavolo con le sue idee e con la mente aperta. In un certo modo devi abbandonare i tuoi preconcetti per raggiungere il consensus”.