Roma, 16 feb. (askanews) – Dovrà essere convertito in legge dal Senato entro il tre marzo il controverso decreto sull’azione in mare delle ONG, approvato ieri dalla Camera dei Deputati dopo che il governo Meloni aveva posto la fiducia sul testo. Le misure, per buona parte già in vigore da inizio anno, mirano a regolmentare e limitare l’operato delle navi delle ONG durante le SAR, ovvero le operazioni di Search and Rescue, ricerca e salvataggio in mare. In base al testo, la nave ong dopo un soccorso in mare deve subito chiedere un porto di sbarco e vi si deve dirigere senza ritardo. Deve inoltre rispettare una serie di condizioni relative a documenti e sicurezza. Ma deve anche consegnare informazioni per la ricostruzione dettagliata dell’operazione di salvataggio. Transito e sosta delle navi sono consentite solo per il soccorso e l’assistenza dei naufraghi. In caso di violazione, il comandante rischia una multa fino a 50mila euro e il fermo della nave per due mesi. Con il decreto, il Viminale ha cominciato anche a indicare porti per lo sbarco sempre più a Nord e quindi, lamentano le ong, più difficili da raggiungere. La commissaria ai diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic, in una lettera aveva chiesto modifiche al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, parlando di un testo che di fatto impedisce ai comandanti di rispettare gli obblighi di salvataggio previsti dal diritto internazionale. Il decreto deve essere definitivamente convertito in legge dal Senato entro il 3 marzo." /> Roma, 16 feb. (askanews) – Dovrà essere convertito in legge dal Senato entro il tre marzo il controverso decreto sull’azione in mare delle ONG, approvato ieri dalla Camera dei Deputati dopo che il governo Meloni aveva posto la fiducia sul testo. Le misure, per buona parte già in vigore da inizio anno, mirano a regolmentare e limitare l’operato delle navi delle ONG durante le SAR, ovvero le operazioni di Search and Rescue, ricerca e salvataggio in mare. In base al testo, la nave ong dopo un soccorso in mare deve subito chiedere un porto di sbarco e vi si deve dirigere senza ritardo. Deve inoltre rispettare una serie di condizioni relative a documenti e sicurezza. Ma deve anche consegnare informazioni per la ricostruzione dettagliata dell’operazione di salvataggio. Transito e sosta delle navi sono consentite solo per il soccorso e l’assistenza dei naufraghi. In caso di violazione, il comandante rischia una multa fino a 50mila euro e il fermo della nave per due mesi. Con il decreto, il Viminale ha cominciato anche a indicare porti per lo sbarco sempre più a Nord e quindi, lamentano le ong, più difficili da raggiungere. La commissaria ai diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic, in una lettera aveva chiesto modifiche al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, parlando di un testo che di fatto impedisce ai comandanti di rispettare gli obblighi di salvataggio previsti dal diritto internazionale. Il decreto deve essere definitivamente convertito in legge dal Senato entro il 3 marzo." />