Roma, 24 gen. (askanews) – Il fallimento dei colloqui tra le due Camere libiche, annunciato nei giorni scorsi dal presidente del parlamento di Tobruk Aguila Saleh, “non è necessariamente una cattiva notizia, perchè offre all’inviato speciale delle Nazioni Unite l’opportunità di tracciare un nuovo percorso negoziale, una nuova tabella di marcia” per il Paese, per cui “è necessaria una convergenza internazionale che finora è mancata”. Questa l’analisi di Claudia Gazzini, Senior Libya analyst dell’International Crisis Group, commentando l’esito degli ultimi incontri avuti da Saleh con il presidente dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, Khalid al-Mishri, per definire la base costituzionale del voto che avrebbe dovuto tenersi in Libia il 24 dicembre 2021.
I leader delle due Camere erano impegnati da mesi in un negoziato per emendare la Costituzione che, una volta approvata dai due parlamenti di Tobruk e Tripoli, avrebbe consentito di definire una road map per andare alle elezioni, unificando il Paese diviso dallo scorso anno in due governi paralleli. Dopo l’ultimo incontro avuto a inizio gennaio al Cairo con al-Mishri, mercoledì scorso Saleh ha riferito in parlamento a Tobruk di un “nulla di fatto” ai colloqui al Cairo, sollecitando l’assemblea a prendere “decisioni serie”.
Interpellata da askanews, Gazzini ha detto di ritenere tali dichiarazioni “come un segnale che si è arrivati a un punto morto e che questo processo negoziale non andrà avanti”. E “non è necessariamente una cattiva notizia – ha sottolineato – perchè offre all’inviato speciale delle Nazioni Unite, Abdoulaye Bathily, l’opportunità di tracciare un nuovo percorso negoziale, una nuova tabella di marcia”.
Adesso si crea “uno spazio per lanciare un processo Onu” anche se “il dilemma” di come riunificare e stabilizzare la Libia rimane lo stesso, ha ammesso Gazzini: “Elezioni in prima battuta o governo di unità nazionale in prima battuta? E le elezioni si possono fare senza Costituzione? Quale legge elettorale? Cosa si va a eleggere? Sono tutte questioni da risolvere prima di andare al voto. Per cui bisognerà tornare a un dialogo politico che non sia vincolato alle due assemblee”.
Si conferma così anche la necessità di “un approccio congiunto, condiviso tra i vari attori internazionali”, di “una vera convergenza tra tutti i paesi”. Per Gazzini, “se dovesse esserci una pacificazione turco-egiziana nell’immediato e si tornasse a un dialogo vero, costruttivo allora si potrebbe avere un quadro unitario in Libia. Ma al momento non siamo ancora in questa fase”, ha ammesso, sottolineando che “solo gli Stati Uniti” possono mediare per un pacificazione tra Il Cairo e Ankara. (di Simona Salvi)