Pubblicità su Netflix – askanews.it

Pubblicità su Netflix

Nov 10, 2022
Roma, 10 nov. – Il 2022 ha portato con sé un fenomeno che fino a poco tempo fa sembrava in immaginabile, quello della crisi delle piattaforme di streaming, le cui origini sono da cercare in molteplici fattori. In questo contesto di cannibalizzazione tra le piattaforme e di alta infedeltà alle singole proposte, tutti i soggetti coinvolti stanno cercando nuovi modelli di business per prendere la propria attività sostenibile.

Dal 3 novembre Netflix, ad esempio, ha introdotto un nuovo piano di abbonamento a prezzo ridotto che prevede l’inserimento di interruzioni pubblicitarie. Una scelta che avvicina la piattaforma alla tv tradizionale, presa nel tentativo di arginare la perdita di utenti che sta colpendo il colosso californiano da qualche tempo.

Come funziona il nuovo piano Netflix con pubblicità. Il nuovo abbonamento di Netflix è sostenuto in parte dalla pubblicità e prevede 5 minuti di spazi commerciali per ogni ora di visione, divisi in spot da 15 o 30 secondi. Il piano base con pubblicità offre una risoluzione 720p, come nel piano base standard, e consente la visione dei contenuti su un solo dispositivo alla volta e solo in modalità online, è esclusa dunque la possibilità di effettuare download. Almeno inizialmente, gli utenti che decideranno di sottoscrivere questo piano avranno a disposizione una libreria di contenuti ridotta a causa di una serie di problemi legati alle licenze.

Cosa ne pensano gli italiani. Prima che la notizia diventasse ufficiale, Sensemakers, società di consulenza sull’analisi dei media e l’interpretazione dei dati,  ha condotto un sondaggio che ha coinvolto un campione di 1000 persone. Sono stati interpellati utenti che hanno dichiarato di guardare contenuti video su piattaforme streaming, almeno 2-3 volte a settimana: l’obiettivo era quello di capire il rapporto degli italiani con la pubblicità.

La pubblicità non risulta essere un problema per i 2/3 degli utenti intervistati. A parità di contenuti disponibili infatti il 68% delle persone accetterebbe un abbonamento con interruzioni pubblicitarie. Occorre precisare che questa percentuale è composta da un 29% favorevole alla pubblicità a fronte di un servizio totalmente gratuito, e un 39% che vorrebbe almeno una riduzione del prezzo dell’abbonamento.

Gli utenti intervistati sono stati poi posti dinanzi ad una situazione teorica specifica, tramutata poi in realtà, ovvero quella in cui sarebbe stata Netflix a introdurre un piano sostenuto dalla pubblicità. Di fronte al quesito, la percentuale delle persone che opterebbe per l’abbandono della piattaforma è risultata pari al 15%.

Un ipotesi di futuro. Fabrizio Angelini, CEO Sensemakers, ha dato una sua visione dei fatti, prospettando per Netflix il bisogno di ricercare il giusto equilibrio tra ricavi e estensione progressiva delle proprie audience pubblicitarie (che inizialmente saranno molto contenute). Un’esigenza dettata dal fatto che coloro che investono nella pubblicità, hanno elevate aspettative di copertura, e sotto questo punto di vista i grandi broadcaster tradizionali godono ancora di un grande vantaggio.

Di fatto, però, questa scelta delle piattaforme di streaming annulla la distanza rispetto alla TV tradizionale e, in qualche modo, fa perdere anche il reale vantaggio competitivo di questa proposta.

Il problema degli autori dei contenuti. Un fronte che Netflix non si aspettava di dover affrontare è quello dei creatori di contenuti: in realtà sarebbe meglio dire che probabilmente la piattaforma non si attendeva di doverlo affrontare del modo in cui poi si è presentato. Alcuni autori popolarissimi, quelli che negli USA vengono chiamati Showrunners, come Shonda Rhimes, si sono scagliati contro l’idea di avere le proprie produzioni interrotte da spot pubblicitari, perché immaginate per non contenerli.

La loro forza contrattuale è così elevata, per il successo dei programmi che hanno creato, da rendere probabile l’ipotesi che anche in futuro possano ottenere il privilegio di non inserire gli spot nelle loro puntate. Questo creerebbe uno squilibrio tra i contenuti dei piani senza pubblicità, rispetto a quelli che la contengono, rendendo di fatto meno appetibile la proposta con gli spot.

Netflix probabilmente sarà seguita da altre piattaforme nello sviluppo di piani tariffari a costo ridotto che prevedono l’inserimento della pubblicità, probabilmente la metamorfosi di questi servizi non si è ancora completata.