Milano, 19 gen. (askanews) – Sono 37, per un valore complessivo di oltre un miliardo di euro di investimenti, i nuovi interventi di Terna per lo sviluppo della rete elettrica autorizzati nel corso del 2021 dal Ministero della Transizione Ecologica e dagli Assessorati regionali.
Si tratta, sottolinea l’azienda in una nota, di un risultato mai raggiunto nella storia di Terna, che conferma il proprio ruolo chiave di regista e abilitatore della transizione energetica verso il raggiungimento degli obiettivi nazionali ed europei sul clima. Il dato del 2021, conseguito grazie alla costante collaborazione e condivisione fra la società guidata da Stefano Donnarumma e le strutture del MITE, ha visto una forte accelerazione degli investimenti che sono quasi quadruplicati rispetto al 2020, anno in cui gli interventi autorizzati furono 23 per un valore complessivo di 266 milioni.
Gli investimenti di Terna, oltre a generare un impatto positivo sull’efficienza e sulla resilienza della rete elettrica nazionale e a favorire lo sviluppo e la diffusione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, rappresentano un motore fondamentale per la crescita del sistema Paese: ogni miliardo investito in infrastrutture ne genera fra due e tre in termini di Pil, contribuendo anche alla creazione di centinaia di posti di lavoro. L’apertura dei cantieri delle opere autorizzate nel 2021 permetterà, infatti, di coinvolgere circa 200 imprese e più di 1.000 tra operai e tecnici specializzati su tutto il territorio nazionale.
Importanti anche i benefici ambientali e paesaggistici: sarà invisibile, perché interrato o sottomarino, il 60% dei quasi 500 km di nuove linee elettriche autorizzate nel 2021. La realizzazione di tutti gli interventi permetterà, inoltre, di demolire 185 km di linee aeree e di rimuovere complessivamente oltre 470 tralicci, attività che consentiranno di restituire ai territori e alle comunità locali più di 300 ettari di terreno.
Dei 37 decreti autorizzativi emessi nel 2021 (32 dal MITE e 5 da Assessorati regionali), otto riguardano la Sicilia e sviluppano quasi la metà del valore totale degli investimenti.