Roma, 12 feb. (askanews) – Un ministro delle Politiche agricole di grande autorevolezza, che sia presente con forza a livello comunicatorio, dove si gestisce il futuro dell’agricoltura (e non solo). E’ quanto auspica Federico Desimoni, direttore del Consorzio di tutela dell’aceto balsamico di Modena Igp, che in una intervista ad Askanews parla del futuro titolare del Mipaaf, del Recovey Plan e delle complicazioni nell’export dovute alla Brexit.
Desimoni spiega quali sono le richieste della filiera al Governo: “semplificazione burocratica e nell’accesso al credito, visto che dobbiamo uscire da una grande crisi, oltre alla riduzione del cuneo fiscale. Poi – sottolinea – è fondamentale la presenza dell’Italia a livello comunitario, una presenza sostanziale laddove si decidono procedure, si negoziano accordi bilaterali, si innova la normativa in materia di prodotti agroalimentare di qualità. Il nostro Governo – rimarca Desimoni – deve essere presente e ci vuole un ministro delle Politiche Agricole che sia una figura forte, perchè storicamente non siamo stati sempre presenti in maniera efficace. Al ministero si deve spendere una figura di grande autorevolezza”.
L’Aceto Balsamico di Modena ha una produzione certificata di oltre 97 milioni di litri l’anno. Al mondo dell’Aceto Balsamico di Modena appartengono 119 cantine, 61 concentratori, 72 acetaie e 177 confezionatori. Gli addetti al settore sono oltre 1.000. Il fatturato dell’Aceto Balsamico di Modena alla produzione supera i 370 milioni di euro, quello al consumo raggiunge il miliardo di euro. Il 92% della produzione di Aceto Balsamico di Modena viene esportata: oggi il prodotto è commercializzato in 120 differenti Paesi ed è tra i principali ambasciatori nel mondo dell’eccellenza agroalimentare italiana. Il mercato inglese è il quinto mercato di riferimento e rappresenta il 5% dell’export complessivo del Basamico Igp.
Per quanto riguarda il Recovery plan, Desimone è critico: “non vedo la visione, c’è una ripartizione di risorse e non è così semplice capire la visione che c’è dietro. Sarebbe meglio esplicitare la visione e gli obiettivi specifici. Questi obiettivi devono essere dei volani, l’avvio di un processo virtuoso che vada avanti da solo per i prossimi 50 anni”. Insomma, i fondi del Recovery, dovrebbero “servire per avviare un cambiamento e non per chiudere delle falle”.
Quanto alla Brexit, sul fronte dell’export si registrano difficoltà, come previsto. “Oggi la Gran Bretagna è un paese terzo – spiega Desimone – e bisogna seguire la procedura doganale che si segue quando si esporta fuori dall’Europa. Questo vuol dire avere soggetti esportatori e importatori che hanno specifiche autorizzazioni, con un aggravio di responsabilità per gli importatori e la conseguente difficoltà per gli esportatori italiani a trovare soggetti disposti a farlo. Poi c’è la procedura di sdoganamento dei prodotti che segue la prassi internazionale e ci sono oneri doganali che prima non c’erano”.
Inoltre, dal primo ottobre del 2022 cambierà anche la normativa su sicurezza alimntare e etichettatura: “non sappiamo quale sarà, perchè sarà fatta a livello nazionale – spiega Desimone – Speriamo che cambi poco e che ricalchi quella comunitaria, ma teoricamente l’Inghilterra – potrebbe anche applicare norme diverse che ci obblighino a cambiare etichette e a fare certificazioni ulteriori sulla sicurezza alimentare dei prodotti, con un ulteriore aggravio di costi”.
Per l’aceto balsamico di Modena Igp, nonostante le complicazioni dovute alla Brexit, non è però atteso “un calo dell’export, ma sicuramente ci aspettiamo dei ritardi. In Inghilterra – ricorda Desimoni – esportiamo il 5% della produzione, per noi è il quinto mercato visto che si producono ogni anno 95 milioni di litri di aceto balsamico. Il 92% della produzione di aceto balsamico Igp è comunque già esportato e le nostre aziende sono già strutturate per l’export, ma sicuramente potrebbero esserci dei ritardi nella consegna”.