“Sarebbe segno di civilta’”
Firenze, 6 dic. (askanews) – “Perche’ le riunioni ufficiali e pubbliche delle istituzioni europee non vengono tradotte simultaneamente nella lingua dei segni? Dovrebbe essere ormai assodato, date le politiche inclusive e partecipative da sempre sbandierate dall’Europa, che tutti abbiano diritto quantomeno a poter seguire i lavori. Invece, purtroppo, e’ ancora necessario dover riportare l’attenzione su valori di civilta’ che sembrano ancora lontani dall’Istituzione europea”. Cosi’ l’europarlamentare della Lega Susanna Ceccardi, spiega l’interrogazione prioritaria con la quale chiede alla Commissione Europea l’istituzione della lingua dei segni in tutte le riunioni ufficiali.
Ceccardi ha deciso di proseguire “questa battaglia grazie al lavoro su queste tematiche portato avanti da Michela Monaco”, stagista presso il suo ufficio, costretta su una sedia a rotelle.
“Pur essendo difficile predisporre una lingua dei segni europea, mi chiedo perche’ non si provveda oggi a sottotitolare automaticamente le commissioni live in streaming, anche mediante l’ausilio di apparecchiature d’avanguardia che traducono le parole orali in vocaboli scritti – ha aggiunto Ceccardi – garantendo cosi’, con azioni concrete e non solo a parole, il diritto di ogni cittadino europeo a reali uguaglianza e inclusivita’. Il 3 Dicembre e’ stata la giornata internazionale delle persone con disabilita’ e nonostante gli annunci e le dichiarazioni di intenti, su questo fronte si puo’ e si deve fare ancora moltissimo. Recentemente ho assunto come stagista una ragazza con disabilita’ ed e’ impressionante rendersi conto di quante difficolta’ le persone con disabilita’ debbano affrontare ogni giorno. Per comprenderle a pieno bisognerebbe ascoltare di piu’ chi vive queste situazioni sulla propria pelle ogni giorno. Per questo abbiamo chiesto un incontro alla presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, per renderla edotta di quanti ostacoli debbano affrontare i lavoratori disabili persino all’interno delle istituzioni europee”.
Ceccardi (Lega): Ue preveda lingua segni in riunioni ufficiali
Firenze, 6 dic. (askanews) – “Perche’ le riunioni ufficiali e pubbliche delle istituzioni europee non vengono tradotte simultaneamente nella lingua dei segni? Dovrebbe essere ormai assodato, date le politiche inclusive e partecipative da sempre sbandierate dall’Europa, che tutti abbiano diritto quantomeno a poter seguire i lavori. Invece, purtroppo, e’ ancora necessario dover riportare l’attenzione su valori di civilta’ che sembrano ancora lontani dall’Istituzione europea”. Cosi’ l’europarlamentare della Lega Susanna Ceccardi, spiega l’interrogazione prioritaria con la quale chiede alla Commissione Europea l’istituzione della lingua dei segni in tutte le riunioni ufficiali.
Ceccardi ha deciso di proseguire “questa battaglia grazie al lavoro su queste tematiche portato avanti da Michela Monaco”, stagista presso il suo ufficio, costretta su una sedia a rotelle.
“Pur essendo difficile predisporre una lingua dei segni europea, mi chiedo perche’ non si provveda oggi a sottotitolare automaticamente le commissioni live in streaming, anche mediante l’ausilio di apparecchiature d’avanguardia che traducono le parole orali in vocaboli scritti – ha aggiunto Ceccardi – garantendo cosi’, con azioni concrete e non solo a parole, il diritto di ogni cittadino europeo a reali uguaglianza e inclusivita’. Il 3 Dicembre e’ stata la giornata internazionale delle persone con disabilita’ e nonostante gli annunci e le dichiarazioni di intenti, su questo fronte si puo’ e si deve fare ancora moltissimo. Recentemente ho assunto come stagista una ragazza con disabilita’ ed e’ impressionante rendersi conto di quante difficolta’ le persone con disabilita’ debbano affrontare ogni giorno. Per comprenderle a pieno bisognerebbe ascoltare di piu’ chi vive queste situazioni sulla propria pelle ogni giorno. Per questo abbiamo chiesto un incontro alla presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, per renderla edotta di quanti ostacoli debbano affrontare i lavoratori disabili persino all’interno delle istituzioni europee”.