UHT – Da conservare preferibilmente entro… è una riflessione potente e intima sulla ciclicità dei ritmi di vita: la memoria e il gesto sono al centro di un gioco di conservazione e trasmissione, destinato a durare nel tempo ma anche a trasformarsi e, inevitabilmente, a svanire.
La scena si apre con un’immagine evocativa: è tornato l’inverno, la festa è finita e restano poche luci per strada, gli avanzi in dispensa e gli strascichi di un ricordo felice sulla pelle. In scena quattro donne, interpretate da Viola Centi, Maria Carmen Di Poce, Gabriella Indolfi e Giulia Pesole: chi sono? Cosa le unisce? Insieme, compongono un immaginario collettivo legato alla vita domestica e alla cucina, conducendo gli spettatori in un viaggio attraverso ricordi, suggestioni e rituali quotidiani: dalla preparazione di pietanze all’apparecchiamento della tavola, dalla festa alla preghiera, dalla parola al rito, in attesa di una nuova estate.
confrontano con la loro memoria, con i ricordi e con il desiderio di preservare ciò che, forse, non può durare per sempre. “UHT nasce dal desiderio di condividere un viaggio attraverso le memorie collettive e le radici alle quali sentiamo di appartenere, per raccontare le nostre tradizioni e accettare che, come nel telefono senza fili, queste cambiano e mutano con noi”, spiegano le ideatrici del progetto Viola Centi e Gabriella Indolfi. “Il punto di partenza è stata l’indagine attorno al processo di lunga conservazione degli alimenti, come metafora per descrivere attraverso il teatro, la danza e gli elementi del patrimonio coreutico del Centro-Sud Italia, il tramandare di usanze antiche e familiari e il mantenimento di ricordi nel tempo. Dove si depositano e cosa lasciano? Qual è la loro durata? E se la memoria, come il cibo, ha una sua data di scadenza, allora cosa decidiamo di tenere?”.