Brescia, 14 gen. (askanews) – “I musei oggi sono luoghi di ricerca, di collezione, di elaborazione, di interpretazione del patrimonio. Il patrimonio però, anche secondo la definizione dei musei, da almeno vent’anni non è più solo il patrimonio materiale, è anche il patrimonio immateriale. Nel patrimonio immateriale ci sono anche le storie, incluse le storie, come in questo caso, dei nuovi residenti. A Brescia ci sono circa il 20% degli abitanti che sono stranieri, nel settore lavorativo fino al 40%. E dunque un museo, un museo soprattutto civico, in un luogo che fa dell’accoglienza una professione di investimento, oltre che di solidarietà, non può trascurare di interessarsi dei temi dell’attualità legati a questo patrimonio crescente della comunità”. Lo ha detto ad askanews Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei, in occasione di un’intervista sulla mostra del sudanese Khalid Albaih nell’ambito del progetto su arte contemporanea a e diritti umani, esposizione incentrata sul tema delle migrazioni.
“Dunque il museo si cala, impiega le proprie capacità di elaborazione contenutistica, di raccolta, di edizione di un’idea, di un artista, e le cala su un tema quotidiano, nella cronaca e, ahimè, nella politica di oggi, degli ultimi vent’anni, il tema delle migrazioni è forse tra i più importanti. La nostra mostra presenta anche una drammatica infografica che racconta come il mestiere del migrante sia il mestiere più pericoloso al mondo, con un ratio di morti deceduti sul lavoro del 2%, più alta degli sherpa himalayani. Ecco, i musei non possono chiudere i palazzi intorno alle collezioni, collezioni fuori dal tempo, i musei devono usare le collezioni, dialogare anche con il contemporaneo, come in questo caso, per spiegare il presente, perché a questo servono, a mio giudizio, a giudizio di Brescia Musei, i patrimoni ereditati dai nostri antenati”.