Milano, 9 gen. (askanews) – “Vogliamo valorizzare in maniera ancora più netta il territorio e le peculiarità delle nostre uve, un carattere da ricondurre alle altitudini, ai forti sbalzi termici tipici della valle e alla salinità data dal porfido ai nostri vini”. Così l’enologo 40enne Stefano Rossi sintetizza l’impegno per una qualità e un’identità sempre maggiori, messo in atto in particolare negli ultimi anni da Cembra Cantina di Montagna, acquisita nel 2003 dalla storica cooperativa trentina Cantina di La-Vis per farne il suo fiore all’occhiello.
Fondata nel 1952 a Cembra-Lisignago, nel cuore della Valle, a 700 metri di altezza, la più alta realtà cooperativa trentina conta oggi su 300 soci conferitori con altrettanti ettari di vigne (la superficie media è inferiore al mezzo ettaro) posti tra i 450 e 900 metri di altitudine (con pendenze anche oltre il 40%), la maggior parte dei quali sulla sponda a destra dell’Avisio, il fiume che solca la Val di Cembra. Valle delle Dolomiti di Fiemme isolata fino agli anni Trenta, grazie alla morfologia del suo territorio e al clima è sempre stata assai vocata per la viticultura, con i terrazzamenti che ricoprono le zone basse dei suoi versanti montuosi scolpiti dai muretti a secco. Tra i vitigni che meglio la identificano c’è senz’altro il Muller-Thurgau, probabilmente anche grazie ai suoli di origine porfirica, ricchi di sabbia e carbonati. Porfido i cui giacimenti sono uno dei tesori di questa zona a pochi km a Nord-Est di Trento.
Oggi in commercio ci sono sei referenze per un totale che si aggira sulle 40mila bottiglie: il “Muller Thurgau 2022”, lo “Chardonnay 2022”, il “Riesling 2022”, il “Pinot Nero 2021” e lo “Zymbra 2020”, un blend di Chardonnay, Riesling e Muller Thurgau al suo secondo anno di produzione “che vuole raccontare attraverso la finezza tutte le anime dei vitigni a bacca bianca di montagna”. A questi si aggiunge il “TrentoDoc Oro Rosso Riserva Dosaggio Zero 2019”, una vera e propria chicca prodotta in 15mila bottiglie di una collezione che, in generale, dimostra di migliorare anno dopo anno. Questo Metodo Classico millesimato da Chardonnay in purezza sorprende per essere il “meno costruito” della collezione, e la sua raffinata immediatezza fa il paio con un grande potenziale gastronomico grazie alla finezza delle sue bolle, alla sua bella acidità ma soprattutto alla sapidità e mineralità che sono il vero “leitmotiv” dei vini di questa azienda. Un Trentodoc sboccato dopo almeno 48mesi di affinamento in bottiglia, dalla grande beva, fresco e goloso, bandiera ideale da sventolare per indicare la strada da continuare a percorrere. Quella di vini figli di rese basse, della scelta delle uve da vigne specifiche a seconda delle loro caratteristiche, della selezione dei grappoli prima in vigneto e poi in cantina. Una fatica nella fatica della viticultura eroica, destinata però a ripagare ogni sforzo.