Alcune delle cose che ha detto Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno – askanews.it

Alcune delle cose che ha detto Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno

  Organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare
Gen 9, 2025
 

Roma, 9 gen. (askanews) –  “Non ritengo di dovermi difendere dalla previsione di rappresentare un limite o un problema per la libertà di stampa e dunque per la democrazia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, aprendo la conferenza stampa “di fine anno”, e citando l’intervento del presidente del Consiglio dei giornalisti che l’ha preceduta dice: “Un po’ mi stupisce che si metta insieme nello stesso intervento l’idea che questo governo intenda comprimere i diritti della stampa da una parte, e dall’altra si cita l’opera svolta dal Dipartimento per l’editoria guidato dal sottosegretario Barachini che rappresenta l’intero governo”.

Meloni ha poi affrontato il tema delle poche conferenze stampa effettuate da presidente del Consiglio: “Sento dire spesso che io non risponderei abbastanza alle domande dei giornalisti. Ho chiesto a Fabrizio Alfano di fare a spanne un calcolo delle domande cui ho risposto nel 2024, sono 350: più di una domanda al giorno. Ho fatto una scelta di non partecipare alle conferenze stampa al termine del Cdm: una scelta precisa, data soprattutto dal fatto che da un lato si accusa il governo di eccessivo leaderismo, dall’altro si dice che Giorgia Meloni al governo è da sola… Ma Meloni al governo non è sola e credo sia giusto che i ministri che hanno lavorato ai provvedimenti siano anche i ministri che poi ne parlano”.

“Penso che non si possa definire la proposta di riforma sulla diffamazione un tentativo di limitazione della libertà di stampa”. “La riforma sulla diffamazione raccoglie l’auspicio della Corte Costituzionale e prevede che per la diffamazione mezzo stampa non ci sia più il carcere, una fattispecie su cui sono totalmente d’accordo ma una multa – ha spiegato la premier -, che può arrivare fino a 50mila euro, riguarda però il caso di una notizia falsa pubblicata consapevolmente con l’intento di diffamare qualcuno. Non penso che un giornalista dotato di deontologia possa diffamare volontariamente qualcuno ma questo non è un caso comune ma un caso limite, aggiungo che la proposta prevede che se si pubblica la smentita il caso è risolto”.

Quindi ha detto che “mi capita sempre più frequentemente di trovare virgolettate sui giornali dichiarazioni che mi vengono attribuite di cose che non ho mai detto e non ho mai pensato. Mi capita frequentemente di vedere riportati fatti non avvenuti. Vorrei provassimo partendo da questa conferenza stampa a ripartire con un piede diverso. Io assicuro rispetto per il vostro lavoro, mi permetto chiedere rispetto per il mio”. Poi, parlando di intelligenza artificiale Meloni ha detto che  “siamo di fronte a qualcosa che è diverso” dal passato “l’intelletto rischia di essere sostituito e può avere un forte impatto sui lavoratori con alti profili”, nello specifico “su questa materia, la professione giornalistica rischia di più e non possiamo non tenere conto delle mutazioni”.

“Non ho mai parlato personalmente con Elon Musk di queste vicende” ha detto rispondendo a chi gli domanda del possibile accordo su Starlink. La premier ha ribadito che è stato smentito: “Sono stupita da come alcune notizie false rimbalzino e diventino centro del dibattito e continuino a essere discusse dopo le smentite. E non parlo di voi – ha aggiunto rivolta ai giornalisti – ma parlo dell’opposizione soprattutto”. “Non so se altri siano abituati a usare la cosa pubblica per fare favori agli amici ma non è mio costume. Valuto gli investimenti stranieri con l’unica lente dell’interesse nazionale e non delle amicizie o delle idee politiche di chi deve investire”, ha aggiunto, Quindi, a proposito del caso Abedini la premier ha detto che “il caso è al vaglio tecnico e politico del ministero della Giustizia: è vicenda che ovviamente bisogna continuare a discutere con i nostri amici americani, avrei voluto parlarne anche con Biden ma ha dovuto annullare il suo viaggio. Ma il lavoro è molto complesso, non è terminato ieri. Penso che si debba discutere nei dettagli nelle sedi competenti” ha detto Meloni rispondendo alla domanda sulla correlazione tra la liberazione di Cecilia Sala e il fermo dell’ingegnere iraniano Abedini su mandato degli Usa.
Tema su cui “intervengono molte questioni di triangolazione diplomatica con Iran e Usa”. Alla domanda se ci sia stato un momento di svolta Meloni ha risposto: “Direi che non c’è stato un momento di svolta: la vicenda è stata seguita all’inizio, ci sono stati una serie di tasselli, le interlocuzioni con l’Iran sono soprattutto di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza che si deve in questi casi, salvo ovviamente riferire negli ambiti competenti: Mantovano è già stato al Copasir ed è pronto a tornare se sarà chiesto. Credo che questa attenzione sia dovuta anche al fatto che in Iran attualmente ci sono oltre 500 italiani e quindi bisogna essere molto cauti nel muoversi”. A Proposito SpaceX meloni ha detto che con SpaceX ci sono “interlocuzioni nella normalità di un governo, si fa con decine di aziende che si propongono”, in questi casi “si fa un’istruttoria e si sottopone nelle sedi competenti”: “Nello specifico gli ambiti in cui
confrontarsi sono molti, dal Consiglio supremo di Difesa fino al Parlamento, noi siamo banalmente in una fase istruttoria, per cui
non capisco le accuse rivolte, neanche io ho le idee chiare su questa vicenda”. “Il problema con SpaceX e che è privato o che è Musk, perché io non faccio favori agli amici ma non accetto nemmeno che a persone che hanno buoni rapporti con me venga attaccata una lettera scarlatta. Questo va trattato come un tema di sicurezza nazionale”. “Da una parte – ha aggiunto – si tratta di mettere in sicurezza informazioni delicate parlando con un soggetto che è più avanzato” considerando che “per fare questo lavoro e non ci sono alternative pubbliche”, quindi “l’alternativa è non avere una protezione di questi dati e questo è il dilemma”. “In un dibattito serio – ha insistito – questo sarebbe il tema
del quale dobbiamo discutere, quale sia preferibile tra due scenari che non sono ottimali. Su questo dibattito sono laica, però mi devo porre la questione perché se certe comunicazioni finiscono in mani sbagliate il governo è responsabile”.

“Forse dobbiamo concentrarci di più sul trattenimento dei mafiosi che non sul trattenimento dei migranti”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa annuale, rispondendo a una domanda di askanews. E poi ha aggiunto che per le decisioni della Corte di giustizia sui Paesi sicuri per i migranti “dobbiamo attendere”. Ma “la buona notizia è che i giudici italiani hanno inviato la questione alla Corte di giustizia europea che dovrebbe cominciare a lavorare a febbraio su questa vicenda e l’Italia ha depositato le proprie valutazioni” ma dalle “interlocuzioni con miei omologhi ho ragione di credere che la maggior parte sosterrà la posizione italiana di fronte alla Corte” anche perché è “perfettamente in linea con il nuovo patto di immigrazione e asilo”. Quindi, parlando della guerra in Ucraina, Meloni ha detto di non prevedere un disimpegno degli Usa e “non leggo questo dalle dichiarazioni di Trump e la realtà è un pò
diversa dai racconti fatti: Trump ha detto ‘peace with strenght’, pace con la forza”. “Anche io in questi anni ho sempre sostenuto che l’unico modo per costringere la Russia a sedersi al tavolo era costruire una situazione di difficoltà: la guerra in Ucraina doveva durare tre giorni, a febbraio saranno 3 anni”, ha ricordato la premier aggiungendo che “a dicembre 2022 la Russia controllava il 17,4% del territorio ucraino ora con perdite ingenti controlla il 18%, più 0,6%. Lo dico per smontare la narrazione che la Russia ha già vinto: se oggi si parla di pace è perché la Russia si è un pò impantanata grazie al coraggio del popolo ucraino e al sostegno internazionale, questo Trump lo capisce bene” e dunque “non prevede di abbandonare l’Ucraina, lo ha già detto, secondo me sarebbe un errore considerando che dati dimostrano che il nostro sostegno precostituisce le condizioni per la pace”. Quindi parlando dell’ipotesi di un rimpasto nel governo Meloni ha detto “non penso che allo stato attuale sia all’ordine del giorno” un rimpasto di governo con la nomina a ministro dell’Interno di Matteo Salvini al posto di Matteo
Piantedosi.  “Salvini – ha continuato – sarebbe un ottimo ministro dell’Interno. Ho già risposto su questo e ha ragione Salvini quando dice che in assenza del procedimento giudiziario avrebbe chiesto e ottenuto di averlo, ma anche Piantedosi è un ottimo ministro”. “La parola rimpasto ha fatto capolino dopo due settimane che ero al governo: è una parola alla quale sono abituata e cui non sono tendenzialmente favorevole”, ha detto infine Meloni, ricordando riguardo al giro di boa dell’esecutivo che “questo è già il settimo governo per longevità nella storia nazionale, quindi procediamo a grandi falcate per scalare posizioni”.

“Nel consiglio dei ministri di oggi impugneremo la legge regionale della Campania sul terzo mandato” ha poi detto. “In maggioranza – non ha nascosto Meloni – non c’è un’unica posizione all’interno della maggioranza, non c’è accordo. Io penso sarebbe incoerente rispetto a quello che riguarda i sindaci e al fatto che nella riforma del premierato abbiamo messo il limite ai mandati”. “Può servire un’iniziativa per armonizzare tutti gli ambiti, ne siamo disposti a parlare ma a oggi non mi pare si possa intervenire uno sì, uno no. Non sarebbe coerente per le istituzioni nel loro complesso”, ha aggiunto .