Buenos Aires, 7 gen. (askanews) -“Lea, corri!”. Sono le ultime parole che sentì dire da sua madre all’arrivo nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. La sopravvissuta all’Olocausto, Lea Zajac de Novera, oggi 98 anni, in una lunga intervista ad Afp nella sua casa a Buenos Aires, racconta di quel giorno in cui perse l’intera famiglia, mentre il 27 gennaio ricorre l’80esimo anniversario della liberazione dei campi nazisti.
“Mi gridò ‘Lea, corri!’. E vidi mia zia correre. Le corsi dietro. Non mi avevano selezionato perché non avevo ancora compiuto 18 anni e non potevo essere spedita al campo di lavoro. Sono scivolata… in quel pandemonio”, ricorda l’arzilla ex professoressa di storia dalla memoria di ferro mostrando il numero identificativo tatuato sul braccio.
“Bambini e madri urlavano, si cercavano… Sono riuscita a schivare tutto. Sono corsa dietro a mia zia e mi sono messa accanto a lei”.
Lea è nata il 31 dicembre 1926 a Michalowo, una città della provincia di Bialystok, in Polonia. Allo scoppio della guerra viveva con la famiglia sotto occupazione sovietica fino al 1942, quando furono ricollocati nel ghetto di Pruzhany. Nel 1943, fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
La sorellina invece non ce l’ha fatta: “La mia sorellina mi ha visto correre e ha iniziato a rincorrermi, ma loro l’hanno vista, l’hanno picchiata e l’hanno caricata sul camion. L’hanno portata via insieme a tutta la nostra famiglia. E io sono rimasta lì. Non dimenticherò mai l’ultimo sguardo di mia madre.”
Ad Auschwitz, lavorò raccogliendo macerie e smistando gli abiti di coloro che furono uccisi nelle camere a gas. Poi, ricorda, fu liberata il 23 aprile 1945 nei pressi del fiume Elba che avrebbe dovuto attraversare.
“È importante per voi, per tutti noi, per i nostri pronipoti, garantire che una cosa del genere non accada mai più, perché potrebbe accadere”, avverte, ricordando che i messia come Hitler arrivano soprattutto durante i periodi di crisi economica.