L’aumento limitato di sole 40.000 tonnellate di FORSU desta, al contempo, preoccupazione e riteniamo ci sia ampio margine di miglioramento. Basti pensare che nonostante l’Italia abbia introdotto già dal 1° gennaio 2022 l’obbligo di raccolta della frazione umida, anticipando di ben due anni il resto dell’Unione Europea (che l’ha fissato dal 1° gennaio 2024), sono ancora numerosi i Comuni che non hanno ancora avviato la raccolta e altri registrano prestazioni insoddisfacenti”. Un altro aspetto fondamentale riguarda la qualità della raccolta “specialmente alla luce del cambiamento degli obiettivi europei, che si sono spostati dalla raccolta differenziata al riciclo effettivo. Migliorare la qualità della raccolta è essenziale per raggiungere questo traguardo. Sebbene la produzione di scarti si sia leggermente ridotta, ciò non implica automaticamente una maggiore qualità del rifiuto in ingresso. È dunque necessario continuare a lavorare in questa direzione, sia lato Comuni che impianti.
Per la raccolta dell’organico, il sistema porta a porta rappresenta il metodo più efficiente soprattutto per migliorarne la qualità, ma deve essere affiancato da un monitoraggio continuo e sostenuto anche da sistemi tariffari diversificati per la qualità. Come CIC promuoviamo da anni campagne di sensibilizzazione ma anche di analisi merceologiche per Comuni e impianti: è fondamentale, infatti, che le analisi vengano eseguite, da enti accreditati, secondo una metodologia standard. D’altro canto può essere efficace – se applicato correttamente – anche il sistema sanzionatorio: l’applicazione di tariffe di conferimento differenziate in base alla qualità dei rifiuti può fungere da deterrente contro comportamenti scorretti. Non mancano inoltre alcune Regioni che hanno introdotto meccanismi di premialità e penalità legati all’eco-tassa proprio per incentivare il miglioramento della qualità della raccolta.
Lato impianti – che hanno il ruolo di trasformare i rifiuti organici in risorse e che sono numericamente in crescita – è necessario che adottino tecnologie avanzate e ottimizzino i processi secondo i principi dell’economia circolare. Tuttavia, la produzione di scarti è inevitabile a causa dell’effetto trascinamento del processo produttivo a carico della frazione organica.
Sottolineiamo inoltre che non deve esserci contrapposizione tra pubblico e privato. È importante garantire tariffe di accesso agli impianti che siano sostenibili per i cittadini ma che allo stesso tempo garantiscano agli impianti stessi di svolgere un processo industrializzato che tenga conto anche della sicurezza ambientale. Un equilibrio tra equità tariffaria e sostenibilità economica è fondamentale per un sistema di gestione dei rifiuti organici efficace e sostenibile
Auspichiamo infine in una stretta collaborazione tra i Consorzi, coordinata dal MASE e da ISPRA, affinché si lavori in modo coordinato per ridurre la contaminazione tra le diverse filiere che affligge soprattutto la frazione organica.”. Alla presentazione del Rapporto rifiuti urbani edizione 2024 di ISPRA che si è svolta a Roma presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri sono intervenuti per i saluti istituzionali Vannia Gava (Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) e Stefano Laporta (Presidente ISPRA SNPA). Maria Siclari (Direttore Generale ISPRA) ha presentato il Rapporto Rifiuti Urbani 2024. Alla tavola rotonda moderata dalla giornalista Monica D’Ambrosio (Ricicla TV) hanno preso parte: Laura D’Aprile (Capo Dipartimento Sviluppo Sostenibile Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – MASE); Stefania Dota (Vice Segretario Generale Associazione Nazionale dei Comuni Italiani – ANCI); Lorenzo Bardelli (Direttore della Divisione Ambiente Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente – ARERA); Lella Miccolis (Presidente Consorzio Italiano Compostatori – CIC); Simona Fontana (Direttore Generale Consorzio Nazionale Imballaggi – CONAI); Filippo Brandolini (Presidente UTILITALIA). Le conclusioni sono state affidate all’On. Jacopo Morrone (Presidente Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari) che ha sottolineato la necessità di un codice verde, per permettere alla forze dell’ordine di operare in modo più efficace, e l’importanza della sensibilizzazione verso i cittadini, cominciando dalle scuole, verso la salvaguardia dell’ambiente proprio a partire dai rifiuti che diventano risorse per il Paese.