Open Arms: l’ultimo atto del conflitto tra Salvini e le Ong – askanews.it

Open Arms: l’ultimo atto del conflitto tra Salvini e le Ong

Il vicepremier e le polemiche sui migranti e con i magistrati
Dic 20, 2024
Milano, 20 dic. (askanews) – Il processo Open Arms a Palermo ha visto il leader della Lega e vicepremier sul banco degli imputati per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. Reati commessi, secondo la procura di Palermo, nell’agosto 2019, quando Salvini – all’epoca ministro dell’Interno del primo governo Conte – impedì lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi nel Mediterraneo dalla ong spagnola Open Arms e rimasti a bordo della nave per 19 giorni. Reati punibili con sei anni di carcere secondo i pm di Palermo.

Difeso dall’avvocato e senatrice della Lega Giulia Bongiorno, Salvini ha sempre sostenuto di aver agito con un solo obiettivo: “proteggere i confini dello Stato”.

Un processo avviato nell’aprile del 2021 che rappresenta il caso più eclatante per il leader della Lega quando era ministro dell’Interno, ma fu solo uno degli scontri con le ong che incrociavano nel Mediterraneo per salvare migranti in mare. Nel 2023 il Senato aveva negato l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti per l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti di Carola Rackete, all’epoca dei fatti comandante della Sea Watch 3.

Un processo, quello di Palermo, che rinnova anche le polemiche fra le componenti di governo e la magistratura. Secondo l’esecutivo i magistrati sarebbero rei di intralciare in vari casi l’azione del governo a scopi politici.