Bruxelles, 19 dic. (askanews) – Grazie agli accordi con molti Paesi africani, l’Italia è riuscita a ridurre del 60% i flussi migratori irregolari verso la Penisola, ma questo non basta, serve una soluzione strategica europea per la crescita economica e lo sviluppo del continente africano, come l’Italia sta facendo con il piano Mattei. Intanto dalla Siria arrivano “segnali positivi”, dopo la caduta del regime di Assad che, se confermati, potrebbero portare al rientro in patria dei siriani oggi rifugiati nell’Ue.
E’ quanto ha detto, in sostanza, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, oggi a Bruxelles, rispondendo alle domande dei giornalisti sul tema dell’immigrazione, a margine del pre-vertice del Ppe, prima del Consiglio europeo.
Al vertice del Ppe, ha riferito Tajani, “si è parlato della situazione generale internazionale e soprattutto di quello che sta accadendo in Siria. Soprattutto per quanto riguarda il rientro di rifugiati siriani all’estero, il loro ritorno in Siria; siamo seguendo con grande attenzione l’evolversi della situazione. Come sapete – ha detto rivolto ai giornalisti – l’Italia è stato il primo paese ad avere una rappresentanza diplomatica a Damasco”.
“Stiamo lavorando – ha continuato il ministro – perché ci sia un’unità territoriale della Siria, perché ci sia una normalizzazione della situazione; e soprattutto per noi è fondamentale il rispetto delle minoranze, a partire dalle minoranze cristiane. I primi segnali – ha rilevato – sono positivi, vediamo come procederanno le cose”.
“Per quanto riguarda l’immigrazione siamo impegnati per far sì che la questione si risolva a livello europeo. È un grande tema. L’Italia – ha rivendicato Tajani – è riuscita a ridurre, grazie ai accordi con tanti paesi, di oltre il 60% i flussi migratori irregolari dal Sud verso il Nord. Questo è un fatto certamente positivo, ma non è sufficiente – ha avvertito – perché la questione migratoria deve essere affrontata a livello strategico. Non bastano questi interventi, ma bisogna fare in modo che il continente africano possa crescere; da qui il piano Mattei, da qui il grande lavoro – ha concluso – che stiamo facendo con tanti paesi africani, anche attraverso un’attività di cooperazione allo sviluppo”.