Meloni alla Camera (senza Lega), nuovo attacco al Pd: fa macumbe e riti voodoo – askanews.it

Meloni alla Camera (senza Lega), nuovo attacco al Pd: fa macumbe e riti voodoo

  “No a Mercosur senza tutele. Su auto cambiare traiettoria sbagliata”
Dic 17, 2024
 

Roma, 17 dic. (askanews) – ‘Missione compiuta’, Giorgia Meloni arriva alla Camera alla vigilia di una due giorni europea a Bruxelles (con coda in Lapponia) e rivendica, ancora una volta, il risultato della nomina di Raffaele Fitto, accusando il Pd di aver remato contro l’Italia e di aver fatto inutili ‘macumbe’ e ‘riti vodooo’ per far fallire il G7.

La premier prende la parola per le sue comunicazioni in un’Aula in cui spicca l’assenza dei leghisti: non c’è Matteo Salvini, ci sono i ministri Giancarlo Giorgetti e Giuseppe Valditara, con la sottosegretaria ai Rapporti col Parlamento Giuseppina Castiello e il vice ministro ai Trasporti Edoardo Rixi. I deputati del Carroccio si contano invece sulle dita di una mano: ci sono Stefano Candiani, Laura Ravetto, Mirko Carloni. La ‘colpa’ viene data, inizialmente, a un ritardo dei treni (smentito poi da Trenitalia). ‘Arriveranno…’, dice allargando le braccia in Transatlantico il ministro Luca Ciriani mentre Antonio Tajani nega che ci sia una motivazione ‘politica’. Passa qualche ora e dal Carroccio arriva ai parlamentari l’invito ad andare in Aula e alla stampa l’assicurazione che ‘la Lega voterà compatta e con convizione, come sempre, la risoluzione del centrodestra per confermare pieno sostegno a Giorgia Meloni’.

Intanto Meloni, ancora con la voce rauca dopo la ‘fatica’ del discorso ad Atreju, delinea la posizione dell’Italia nel primo Consiglio europeo presieduto da Antonio Costa, che ha promesso incontri ‘più snelli e concreti’. Quello che serve, per la premier, ‘di fronte a sfide sempre nuove e sempre più complesse’ e di fronte al ‘concreto rischio di marginalizzazione se non addirittura di irrilevanza’ dell’Ue. In questo ambito, il ruolo di vicepresidente esecutivo a Fitto, con un ‘portafoglio importante che vale mille miliardi’ non è un ‘titolo onorifico’, ottenuto nonostante – accusa alzando la voce – le ‘macumbe’ di un Pd che non è stato ‘abbastanza con l’Italia ma una posizione che consentirà di portare una ‘sensibilità italiana’ per superare la ‘deriva ideologica e dogmatica’ degli ultimi anni.

Questo vale sulla politica industriale, in particolare sull’automotive, che sconta ‘un modello di decarbonizzazione basato unicamente sull’elettrico che se fosse confermato rischierebbe di portare al collasso l’intera industria automobilistica europea. Per questo l’Italia, insieme a Repubblica Ceca e altri partner, ha proposto alcuni interventi, a partire dalla ‘sospensione delle multe nei confronti delle case costruttrici’ che ‘stanno già portando alla chiusura di importanti stabilimenti’ e dalla riapertura del ‘capitolo della neutralità tecnologica’. Meloni vede con favore le ‘aperture’ del commissario Sejourné ma servono ‘significativi passi avanti per correggere una traiettoria sbagliata’.

Altro capitolo da correggere, per la presidente del Consiglio, è quello dell’accordo con i Paesi del Mercosur. Un rapporto più stretto con l’America Latina è una ‘priorità geopolitica’, riconosce, ma il problema è la ‘sostenibilità’ dell’accordo per alcuni settori come l’agricoltura che ha ‘spesso pagato il prezzo più alto’ per l’apertura a prodotti di Paesi terzi in cui ‘non vengono rispettati gli stessi standard ambientali e di sicurezza alimentare che imponiamo ai nostri produttori’ e la cui competitività è stata ‘minata da una devastante deriva ideologica’. Ursula von der Leyen deve quindi ‘sedersi al tavolo con le associazioni di agricoltori’ per definire ‘compensazioni’. Se – ha ammonito – verranno ‘attuati meccanismi efficaci di salvaguardia incluso un sistema di adeguate compensazioni per le filiere che dovessero essere danneggiate’ il governo dirà sì, altrimenti ‘il sostegno dell’Italia non ci sarà perché siamo convinti che l’accordo debba portare vantaggi per tutti e non solo per alcuni.

E a proposito di competitività, preoccupa la possibile politica protezionistica della nuova amministrazione Trump che però ‘non è un nemico’, mentre ‘è indispensabile mantenere un apporto una approccio pragmatico costruttivo e aperto’ con la Casa Bianca, ‘sfruttando le aree di potenziale e fruttuosa cooperazione Ue-Usa e cercando di prevenire diatribe commerciali che certamente non farebbero bene a nessuno’. E nell’ambito della cosiddetta ‘Internazionale sovranista’, nella repolica Meloni chiarisce che Javier Milei ‘ha spunti molto interessanti’ ma ‘il modello non è replicabile’ in Italia.

Sui migranti, Meloni ribadisce che ‘intendiamo andare avanti nell’attuazione del protocollo Italia-Albania nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee e chiede una ‘revisione’ che considera ‘improcrastinabile’ della direttiva sui rimpatri e ‘una accelerazione della revisione del concetto di paese terzo sicuro’, ‘anche al fine di fare definitiva chiarezza su un argomento recente oggetto di sentenze italiane dal sapore ideologico che, se fossero sposate dalla Corte di giustizia Ue, rischierebbero di compromettere i rimpatri da tutti gli Stati membri: una prospettiva preoccupante e inaccettabile che occorre prevenire’. Rispondendo a Matteo Orfini (Pd), la premier si dice poi ‘molto colpita’ dalla vicenda di Jasmine, la bimba salvata – unica sopravvissuta – al largo di Lampedusa, però, ribadisce, ‘il salvataggio si rende necessario perchè ci sono dei trafficanti senza scrupoli che si prendono migliaia di euro per mettere persone disperate in mezzo al mare e mandarle alla deriva. Se non fermiamo questo non fermeremo mai queste tragedie’.

Al centro del Consiglio europeo naturalmente i temi di politica internazionale, a partire dalla situazione in Siria dove la caduta del regime di Bashar al-Assad è ‘una buona notizia’ ma non fuga le ‘preoccupazioni’ per il futuro del Paese. ‘L’Italia, unica tra le nazioni del G7 ad avere un’ambasciata aperta a Damasco, è pronta a interloquire con la nuova leadership siriana, ovviamente in un contesto di valutazioni e azioni condivise con i partner europei e internazionali. I primi segnali sembrano incoraggianti, ma serve la massima prudenza. Alle parole devono seguire i fatti e sui fatti giudicheremo le nuove autorità siriane. La cosa fondamentale è che ‘non ci deve essere spazio per un ritorno dell’ISIS o ambiguità verso gruppi che intendano fare della Siria una base per nuovi nuclei terroristici.

In Libano l’Italia è impegnata ‘per contribuire al monitoraggio del rispetto dell’accordo di tregua ‘e garantire piena sovranità’ al Paese. Così come è impegnata per la crisi di Gaza, continuando a chiedere un ‘immediato cessate il fuoco basato sul non più rinviabile rilascio degli ostaggi israeliani’ e la ‘fornitura di un’assistenza umanitaria adeguata a Gaza. Questo con l’obiettivo di ‘continuare a lavorare per la ripresa di un processo politico credibile’ per ‘una pace giusta e sostenibile nella regione’ che ‘potrà raggiungersi soltanto attraverso una soluzione a due Stati’.

Infine l’Ucraina. Domani sera, a Bruxelles, Meloni parteciperà a un incontro convocato dal segretario generale della Nato Mark Rutte, presente il presidente Volodymyr Zelensky, il presidente Francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco (sfiduciato) Olaf Scholz, il primo ministro britannico Keir Starmer, Costa e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Sul tavolo la questione del sostegno all’Ucraina, di fronte a un possibile disimpegno Usa. L’obiettivo è ‘la fine della guerra in Ucraina e la costruzione di una pace giusta, complessiva e duratura’ con il ‘sostegno alla legittima difesa’ di Kiev. Serve però, in questo come in altri teatri, un’Europa ‘più forte e autonoma’ e per questo vanno studiate strade come ‘emettere obbligazioni europeee per investimenti in difesa’.

Per la conclusione Meloni si affida a una citazione di Aldo Moro, che rappresentava l’Italia nel 1974 quando fu deciso di riunire periodicamente i capi di Stato e di governo dell’allora Comunità Europea: ‘Disse Aldo Moro che partecipava a quel consesso che l’Europa è ‘il luogo in cui le nazioni diventano più grandi senza perdere la loro anima, è una casa comune per le differenze’. È una lettura che condivido, molto di più di letture che ho dentito dare di recente.