Lega, la Lombardia chiede un cambio di rotta a Salvini: tuteli il Nord – askanews.it

Lega, la Lombardia chiede un cambio di rotta a Salvini: tuteli il Nord

Il segretario promette riflessione al congresso, “ma resta nazionale”
Dic 15, 2024

Milano, 15 dic. (askanews) – Tutelare il Nord, difendere le istanze dei territori, imporre l’Autonomia differenziata. La Lega Lombarda chiede a Matteo Salvini di “aggiustare la rotta”, e lo fa non solo con il neo segretario Massimiliano Romeo, ma anche attraverso il governatore Attilio Fontana. Il segretario nazionale ascolta, promette che l’autonomia differenziata “la porteremo a casa costi quel che costi”, assicura che il congresso del 2025 sarà “programmatico” e che una “riflessione a 360 gradi è già in corso”. Ma sulla scelta della Lega Nazionale “non si torna indietro”.

Al congresso della Lega Lombarda alla fine si arriva al candidato unico, in campo resta solo Romeo che viene eletto per acclamazione. Ma forse anche per questo il dibattito che anima il Carroccio ormai da anni esplode con una chiarezza che non si era mai registrata. Il primo a dare fuoco alle polveri è Attilio Fontana: chiedendo l’autonomia “come la vogliamo noi e senza i lacci e lacciuoli imposti da Roma”, minacciando il ritorno a toni secessionisti e alla “Padania libera”, e additando alcuni parlamentari leghisti del Sud come “nemici” della Lombardia: “Qualche nemico c’è anche nella Lega perchè quando vedo certi emendamenti, firmati da alcuni rappresentanti di altre zone, che vanno a danno della Lombardia, io mi incazzo come una bestia…”, dice suscitando l’ovazione della platea.

Poi arriva il discorso di Romeo, da segretario in pectore: “Caro Matteo, se non parliamo più del Nord, noi al Nord i voti non li prendiamo più”. E nella base “il malcontento c’è, non si può derubricare a qualche rompiscatole”. Dunque bisogna “recuperare la nostra identità”, e “aggiustare la rotta, perchè non sempre la rotta è stata giusta”, tornando ad essere “il sindacato dei territori, come diceva Roberto Maroni”. Evitando di inseguire a destra e al centro, “perchè la destra sarà sempre FdI, e il centro sarà sempre Fi: rischiamo di diventare la copia degli altri, e gli elettori tra la copia e l’originale scelgono l’originale”. E boccia l’idea della “Lega delle personalità: la Lega di Zaia, la Lega di Fedriga, poi c’è Vannacci… Dobbiamo essere la Lega delle comunità”. Ecco allora che la richiesta di Romeo è quella di un congresso vero, nel prossimo anno: “Matteo ti stiamo portando non un problema ma un’opportunità, in vista del Congresso federale. Preparalo bene e sarà l’occcasione di slancio per tutta la comunità”.

Salvini risponde invocando l’unità: “Siamo sotto attacco: magistrati, dossier, inchieste, non litighiamo tra di noi”. Spiega il malcontento della base rievocando scelte del passato che lui, dice, non sempre ha condiviso al 100%: “‘Dobbiamo uscire dal governo coi 5 stelle’, fatto. ‘Dobbiamo entrare nel governo Draghi’, fatto. Non entro nel merito di quello che era il mio pensiero, ma a volte ho fatto scelte convinto al 100%, altre al 99%, altre volte la percentuale scendeva ma me lo sono tenuto per me, ascoltando l’opinione dei dirigenti” che “poi quando si tratta di rendere conto delle scelte fatte, dicono ‘io non c’ero e se c’ero dormivo”. Ma alla fine promette un congresso “programmatico”: “Sono già in modalità riflessione a 360 gradi, su tutto”. E tuttavia, “su una scelta non tornerò mai indietro: si può modulare, si possono vedere i modi, ma la scelta di movimento nazionale è giusta per il Paese e utile per la Lombardia”. Grazie a quella scelta “abbiamo 100 parlamentari, 5 ministri lombardi e la Lega pesa a livello nazionale. Altrimenti faremmo la ‘correntina’ di altri partiti nazionali”.

Insomma, la grande contraddizione tra il partito che fu del Nord e la Lega che oggi è il principale sponsor del Ponte sullo Stretto, continua a restare lì. E Fratelli d’Italia che prende piede e rivendica incarichi: “A meno di cambiamenti imprevisti, una regione tra Veneto e Lombardia la prenderanno loro…”, ammettono i leghisti. Ma gli uomini vicini al segretario osservano: “Lo slogan di tornare ai territori è facile e fa presa. Ma nessuno ci dice ancora come e facendo cosa di diverso da quello che facciamo adesso per l’Autonomia e per il Nord…”. Quanto poi al congresso che arriverà, nessuno crede al momento a una mozione contrapposta a quella di Salvini: e comunque “al congresso votano anche i delegati del Sud”.