Roma, 3 dic. (askanews) – E’ la decima volta che in Corea del Sud viene proclamato lo stato d’emergenza, un provvedimento molto traumatico che sospende il governo civile, mettendo sotto il controllo militare l’esecutivo, e sospendendo le procedure legali civili in favore di quelle militari.
Lo stato d’emergenza è previsto dall’Articolo 77 della Costituzione della Corea del Sud. La sua proclamazione è tra i poteri del presidente, che può ricorrervi in caso di guerra, di incidenti gravi o di altre emergenze nazionali. Vi sono due tipologie di leggi marziali che possono essere applicate. : quella d’emergenza e quella di sicurezza.
Quando viene dichiarata la legge marziale d’emergenza, sono possibili misure quali la restrizione della libertà di parola, stampa, assemblea e associazione, oltre che modifiche straordinarie all’autorità dei governi o dei tribunali e l’applicazione di un sistema di mandati in conformità con le disposizioni delle leggi correlate.
In caso di dichiarazione della legge marziale, il presidente deve notificarla immediatamente l’Assemblea nazionale, e quando questi richiede la revoca della legge marziale con il consenso della maggioranza dei suoi membri, il presidente è obbligato a revocarla.
Nell’Assemblea nazionale, il partito del presidente Yoon Suk-yeol è in minoranza, quindi è possibile che il provvedimento del presidente venga bocciato.
Tra le precedenti proclamazioni della legge marziale, dalla fondazione della Corea del Sud nel 1948, figurano la ribellione di Yeosu-Suncheon e la Guerra di Corea.
Dopo gli anni ’60, la legge marziale è stata dichiarata più volte per sedare l’opposizione politica, un comportamento che è visto come un abuso dello strumento dai giuristi.