Roma, 2 dic. (askanews) – La Dop economy italiana è un settore trainante per tutta l’ecnmia italiana: malgrado le varie criticità del sistema produttivo agricolo e dei mercati nel 2023 ha raggiunto un valore alla produzione pari a 20,2 miliardi di euro, con una crescita del +52% in dieci anni e un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. Da solo, il comparto cibo ha superato per la prima volta i 9 miliardi di euro con una crescita del 3,5%, mentre il vino imbottigliato frena sia come quantità (-0,7%) che come valore (-2,3%) e si attesta su 11 miliardi di euro.
Sono i dati del XXII Rapporto Ismea-Qualivita, presentato oggi a Roma alla presenza del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Un rapporto che fotografa un settore vivace e vitale, dove primeggia l’export che porta i prodotti DOP IGP del made in Italy nel mondo, con un valore di 11,6 miliardi di euro nel 2023 (-0,1% sul 2022) e un trend del +75% in dieci anni.
La crescita nei Paesi UE (+5,3%) compensa il calo nei Paesi Extra-UE (-4,6%), dato particolarmente significativo alla luce dell’attuale dibattito sui dazi, con i Paesi terzi che assorbono oltre la metà (52%) dell’export della Dop economy italiana e gli Stati Uniti, prima destinazione in assoluto, che da soli valgono oltre un quinto (21%) delle esportazioni italiane DOP IGP.
Nell’export il settore cibo realizza 4,67 miliardi di euro per un +0,7% in un anno e un +90% sul 2013, con crescite in valore per formaggi, pasta e olio di oliva. Per il vino cala la quantità esportata (-2,9%) per un valore pari a 6,89 miliardi si euro (-0,6%), in tenuta dopo il balzo del +10% del 2022 e con un trend del +66% sul 2013.
Il sistema della Dop economy italiana si fonda su 317 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero dell’agricoltura che coordinano il lavoro di oltre 194.000 imprese delle filiere cibo e vino capaci di generare lavoro per quasi 850.000 occupati.