Roma, 2 dic. (askanews) – Giorgia Meloni chiude in 24 ore la questione della successione a Raffaele Fitto e per l’importante ministero degli Affari europei, della coesione e del Pnrr sceglie di affidarsi a Tommaso Foti. Una decisione che avrebbe potuto aprire un risiko per la guida del gruppo, ma anche in questo caso la pratica è stata sbrigata a strettissimo giro: il nuovo presidente sarà infatti Galeazzo Bignami. Per l’ufficializzazione bisognerà aspettare domani alle 14, quando i deputati si riuniranno per formalizzare una elezione senza sorprese. E’ la seconda volta, per ragioni completamente diverse, che la premier si trova a cambiare un ministro del suo governo e lo schema è di fatto sempre lo stesso. Anche nel caso della sostituzione di Gennaro Sangiuliano, infatti, l’indicazione di Giuli con annesso giuramento avvenne in men che non si dica, anche per frenare sul nascere voci incontrollate (o malcelate aspirazioni di qualcuno).
E, tuttavia, il risiko non è ancora finito. Bignami infatti dovrà lasciare il ruolo di vice ministro ai Trasporti e alle infrastrutture dove, nella sostanza, rappresentava la quinta colonna di Fdi nel dicastero guidato da Matteo Salvini. In questo caso, tuttavia, l’orientamento sarebbe quello di procedere alla sostituzione a gennaio in una logica a pacchetto che dovrebbe riguardare anche altri ministeri.
Per diverse vicende a essere rimasti scoperti nel corso di questi mesi sono infatti anche altri due posti di ‘sottogoverno’: quello al ministero dell’Università che era stato inizialmente affidato ad Augusta Montaruli e quello (in quota Noi moderati) rimasto vacante al ministero della Cultura dopo le dimissioni di Vittorio Sgarbi. Nessuno dei due tuttavia, nello schema che sta prendendo piede a palazzo Chigi, dovrebbe essere rimpiazzato. E’ invece probabile che si proceda alla nomina di un nuovo sottosegretario sia ai Rapporti con il Parlamento che al Mef, in questo caso – viene spiegato – soprattutto per una oggettiva difficoltà a garantire la presenza del governo nelle commissioni.
Tra i nomi di papabili successori di Bignami c’è il deputato sardo Salvatore Deidda. Un suo spostamento al governo lascerebbe vacante la casella da lui attualmente ricoperta di presidente della commissione Trasporti della Camera. Ad aprile, però, ci sarà il voto di metà mandato dei vertici delle commissioni e quella potrebbe essere l’occasione per la successione vera e propria. Nella stessa partita potrebbero rientrare anche altre presidenze, magari con ‘scambi’ tra le forze politiche di maggioranza: Forza Italia avrebbe rivendicato la guida dell’organismo parlamentare che si occupa di Giustizia mentre a Fratelli d’Italia non dispiacerebbe avere qualcuno di fiducia alla Bilancio.
Uno dei sottosegretariati in ballo, nella logica di compensare l’addio di Sgarbi, potrebbe essere affidato a Noi moderati mentre per il Mef il nome più accreditato sembra quello di Ylenja Lucaselli (sempre che non venga promossa ad altri incarichi parlamentari). Peraltro, la relatrice della manovra, di origine pugliese, rappresenterebbe anche quel bilanciamento Nord-Sud che si è modificato dopo la nomina del piacentino Foti al posto di Fitto.
Anche all’interno del gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera non ci dovrebbero essere scossoni: Bignami non avrebbe infatti intenzione di cambiare nessuno dei cinque vice.