Roma, 2 dic. (askanews) – “L’Istat ha confermato la stasi del Pil nel terzo trimestre, migliorando marginalmente (al secondo decimale) la dinamica dell’attività economica a partire da inizio d’anno. Questo consente di innalzare leggermente, rispetto alla stima preliminare, la crescita acquisita per l’intero 2024, a 0,5% (da 0,4). In una situazione in cui vi è fame di crescita, anche i decimali contano. La lettura dei dati offre spunti interpretativi interessanti. Il nocciolo dell’attuale debolezza congiunturale italiana è tutto concentrato nell’industria (-0,7%, terzo segno meno consecutivo)”. E’ l’opinione di Sergio De Nardis (Luiss School of European Political Economy), uno dei più autorevoli economisti italiani, in un commento su Inpiù.
“Le costruzioni – spiega De Nardis – reggono alla cancellazione del superbonus, risultando il settore che cresce di più (0,3%). Gli investimenti in abitazioni scendono, ma non è la rotta rovinosa temuta da alcuni e vengono compensati dall’aumento delle spese del Pnrr. La spinta dei servizi è in frenata (0,2%). Restano molto vivaci le attività legat e al turismo, ma si indeboliscono i restanti servizi, soprattutto quelli legati alle attività industriali”.
“Sul fronte della domanda, la buona notizia è che i consumi ci sono (1,4%), trainati da quelli in servizi (2%) e sostenuti dal buon andamento del mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione è sceso a ottobre al minimo storico dell’attuale serie del 5,8%, toccato nel lontano aprile 2007) e dal significativo calo dell’inflazione. La cattiva è invece duplice: gli investimenti diversi dalle costruzioni flettono sensibilmente, in particolare quelli in macchinari e impianti e in mezzi di trasporto, mentre le esportazioni sono in costante discesa. Per entrambi i casi, si tratta dell’altra faccia della crisi dell’industria. Sulla base degli indicatori congiunturali disponibili, tale crisi si protrae nel IV trimestre”. Secondo De Nardis “non è un regresso specificamente italiano. E’ europeo e si manifesta nonostante il graduale miglioramento in atto negli scambi internazionali, trainati soprattutto dai paesi emergenti. Vi è certamente una componente non congiunturale in tale caduta (auto e dintorni), ma ciò non toglie che, come auspicato dal governatore Panetta, un’azione ben più decisa della Bce nel correggere l’impostazione restrittiva della politica monetaria sarebbe di aiuto ad affrontare i nodi strutturali di questo settore, oltre che nel dare sostegno a una ripresa delle economie europee messa a rischio anche dal venir meno di importanti fattori di impulso (politiche fiscali) degli ultimi anni”.