Roma, 2 dic. (askanews) – “Spetterà adesso al Parlamento dettare una disciplina in grado di contemperare, nel rispetto del fondamentale principio della separazione tra potere giurisdizionale e potere amministrativo, l’esercizio imparziale ed efficace dei compiti che la Costituzione affida alla magistratura contabile, con la salvaguardia dei principi, anch’essi di natura costituzionale, di buon andamento e imparzialità dell’Amministrazione”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrando al Quirinale i giovani referendari della Corte dei Conti.
La Corte costituzionale, ha continuato, “ha tra l’altro evidenziato la complessità dell’ambiente in cui operano gli agenti pubblici, sia per l’individuazione delle norme da applicare al caso concreto in un sistema giuridico multilivello con fonti di provenienza diversa, sia per le difficoltà interpretative derivanti da una produzione legislativa, talvolta caotica, sia per l’inadeguatezza delle risorse a disposizione dell’Amministrazione. Tali aspetti, peraltro, sembrano dover trovare un temperamento nell’esercizio stesso delle funzioni giurisdizionali dei magistrati della Corte dei Conti, dove l’applicazione delle regole processuali e la considerazione dei precedenti giurisprudenziali non può prescindere dall’attenta valutazione del caso concreto”.
Questo incontro al Quirinale, ha rilevato il presidente della Repubblica, “avviene mentre è in corso l’esame del disegno della legge di bilancio. La Corte ha, come sempre, fornito a Parlamento e Governo utili elementi tecnici di conoscenza e di valutazione, quale organo terzo e indipendente, ispirati a garantire il rispetto dei principi di stabilità finanziaria e di risanamento del debito nel quadro della governance europea. Entrate quindi, cari nuovi referendari, a fare parte, con rilevanti res ponsabilità, di una istituzione prestigiosa, posta a servizio, nelle sue molteplici funzioni, della Repubblica. Vi auguro – ha continuato Mattarella – di svolgere i compiti che vi saranno assegnati, adesso e nello sviluppo della vostra carriera, quali magistrati consapevoli del vostro ruolo, della realtà sociale ed economica nella quale operate e dei riflessi che le vostre decisioni sono destinate ad avere sulle persone e sulle amministrazioni. E, come sovente mi appare opportuno sottolineare, del rispetto dei limiti delle proprie attribuzioni, garanzia, allo stesso tempo, della loro tutela rispetto ad altri poteri. Queste attitudini non sono destinate ad affievolire, ma, all’opposto, a rafforzare l’indipendenza che contraddistingue la magistratura, soggetta – ripeto – soltanto alla legge”.