Roma, 27 nov. (askanews) – Il procuratore capo del Giappone centrale si è scusato personalmente oggi con Iwao Hakamata, l’uomo di 88 anni assolto in un processo di revisione per un caso di omicidio quadruplo avvenuto nel 1966, dopo aver trascorso oltre quarant’anni nel braccio della morte. Il giudice si è inchinato in segno di scuse di fronte all’ex condannato a morte. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.
“Mi dispiace profondamente che sia stato lasciato in uno stato legale incerto per così tanto tempo” ha dichiarato Hideo Yamada, procuratore capo dell’Ufficio della Procura distrettuale di Shizuoka, durante una visita alla casa di Hakamata a Hamamatsu. Yamada ha aggiunto di aver “accettato l’assoluzione e di non considerare il signor Hakamata colpevole”.
La sorella 91enne di Hakamata, Hideko, era al suo fianco, dato che per lui è diventato difficile comunicare a causa del deterioramento del suo stato mentale durante i decenni di incarcerazione. In Giappone i condannati a morte possono essere portati al luogo dell’esecuzione, che avviene per impiccaggione, in qualsiasi momento dopo che la condanna è stata resa definitiva. Serve solo il via libera del ministro della Giustizia.
“Iwao e io pensiamo che fosse destino. Ora siamo felici che la sua assoluzione sia definitiva”, ha detto Hideko a Yamada in nome del fratello.
Hakamata fu arrestato nel 1966 e la sua condanna a morte fu confermata nel 1980. Rilasciato nel 2014 dopo che nuove prove avevano sollevato dubbi sulla sua condanna, è stato assolto in un processo di revisione lo scorso settembre. Il verdetto è stato reso definitivo con la decisione del pubblico ministero di non presentare appello.
Hakamata è stato il detenuto nel braccio della morte più longevo al mondo.
Il Tribunale distrettuale di Shizuoka ha affermato nella sentenza che Hakamata era stato sottoposto a “dolori fisici e mentali” durante gli interrogatori e che le sue dichiarazioni di confessione del crimine erano state “fabbricate”.
Takayoshi Tsuda, capo della Polizia prefetturale di Shizuoka, ha visitato la casa di Hakamata in ottobre per scusarsi, promettendo di “condurre indagini più approfondite e appropriate in futuro”.
Hakamata era un ex pugile professionista e lavorava come dipendente convivente presso un produttore di miso – polpa di soia – quando fu arrestato con l’accusa di aver ucciso il direttore dell’azienda, sua moglie e due dei loro figli, trovati morti per ferite da arma da taglio nella loro casa nella Prefettura di Shizuoka, che era stata incendiata.