Roma, 14 nov. (askanews) – Calo delle domande pervenute, ma conteggio dei danni periziati che rimane in linea con quelli degli anni scorsi. Questa la tendenza che emerge dal report sui danni da fauna selvatica alle produzioni agricole in provincia di Mantova, realizzato da Regione Lombardia e presentato pochi giorni fa. Il documento descrive una situazione non facile: nel 2024 infatti, nel periodo compreso tra gennaio e settembre (quindi il dato finale sarà ancora più alto), l’importo totale dei danni periziati ha toccato quota 743.222 euro, in calo rispetto al dato 2023 (858.029 euro) ma sostanzialmente in linea con quello 2022, quando si arrivò a poco più di 765.000 euro. In calo invece le domande pervenute, che toccano quota 151 (delle quali metà presentate da Confagricoltura Mantova). Erano 212 nel 2023 e ben 223 nel 2022.
“Il fatto che le domande calino ma la conta dei danni resti grossomodo la stessa – analizza Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – ci fa capire l’entità del problema. Quest’anno infatti abbiamo una media danno per singola domanda pari a oltre 4.900 euro. La gestione della fauna selvatica, sempre più complessa, è una voce di costo allarmante per le nostre aziende agricole”.
Rispetto al conteggio totale, sono 133 le domande ammesse a indennizzo, per una cifra pari a 526.498 euro (il 71% del totale). Di quest’ultima cifra, 500.120 euro verranno stanziati da Regione Lombardia, mentre i restanti saranno a carico di ATC: “il calo delle domande – prosegue Cortesi – ritengo sia dovuto a due fattori. Il primo è legato al fatto che molte aziende hanno esaurito il De Minimis, l’aiuto di Stato (fino a 25.000 euro, ndr) che per essere elargito non ha bisogno di ok dall’Europa. In secondo luogo, in passato molte situazioni non sono state valutate a dovere, e questo ha fatto perdere fiducia negli indennizzi. Noi però raccomandiamo sempre di segnalare tutto”.
Scendendo nel dettaglio del report, vediamo che le colture più colpite nel 2024 sono state il cocomero (258.545 euro), la soia (91.911 euro), il mais da granella (84.201 euro), il melone (63.047 euro), le piante in vivaio (58.142 euro) e il riso (36.764 euro). Queste colture rappresentano il 79,5% del totale dei danni periziati.
Passando invece al dettaglio delle specie che causano danni, al primo posto troviamo la lepre, con 461.806 euro, seguita da cornacchia grigia (36.405 euro), piccione (37.341 euro), fagiano (25.286 euro), anatidi (33.644 euro), cinghiali (6.984 euro), colombaccio (4.040 euro) e capriolo (1.738 euro). Nel conteggio non sono presenti le nutrie, non indennizzabili per norma nazionale vigente.
A livello geografico, l’area ATC (Ambiti territoriali e di caccia) più colpita è, come lo scorso anno, la 6, quella cioè della sinistra Mincio, tra Roverbella e Ostiglia, con 199.179 euro. Al secondo posto l’ATC 4 (destra Mincio) con 155.175 euro, al terzo l’ATC 1 (da Quistello a Felonica) con 151.022 euro. “Nell’ultimo quinquennio – analizza Cortesi – il conto dei danni causati da fauna selvatica arriva quasi a 4 milioni di euro, un dato preoccupante”.